RESTO DEL CARLINO:INFAMI DI PROFESSIONE

Sul Resto del Carlino di qualche giorno fa (3 aprile), come ogni giorno, le menzogne la fanno da padrona.

Si legge di un appartamento occupato in via Tibaldi dagli anarchici in risposta allo sgombero di via Paglietta, appartamento dell’Acer che guarda caso, proprio oggi, doveva essere assegnato ad una donna.

Ovviamente lo spazio ai commenti è riservato a politici, istituzioni, sbirri e benpensanti.

Come occupanti dell’appartamento volevamo mettere un po’ di cose in chiaro.

L’appartamento è occupato da ormai 2 settimane ed è stato preso per avere una casa in cui abitare, dopo che alcuni di noi erano stati cacciati via da un altro appartamento in via de Carracci, vuoto da 7 anni ed ora murato e lasciato definitivamente all’abbandono.

L’Acer in questi giorni non si è fatta minimamente vedere, come dovrebbe far di solito per registrare l’occupazione e far partire le procedure burocratiche, procedure che a quanto pare, come si è visto pure in via de Carracci, Acer decide di seguire o non seguire in base a come gli gira.

Una classica occupazione abitativa quindi, come tante altro in giro per Bologna, nate dalla necessità di avere un tetto sulla testa e dalla possibilità data dalle migliaia di appartamenti lasciati vuoti a Bologna.

Il Resto del Carlino evidentemente ha più interesse a fomentare l’odio contro gli anarchici, usando termini da terrorismo psicologico, come raid, blitz, e inventando di sana pianta la grossa balla che l’appartamento è stato sottratto ingiustamente ad una donna che l’aveva avuto in assegnazione.

Goffo tentativo di mettere in contrapposizione occupanti e assegnatari: tutti sanno che le assegnazioni Acer le farà tra maggio e giugno e visto che, questo ve lo diciamo noi, l’appartamento necessita palesemente di interventi di restauro, non era assolutamente pronto ad essere assegnato!

Con questo non vogliamo denunciare un tentativo di mal-giornalismo di un singolo giornalista imbecille e poco professionale.

I giornalisti del Resto del Carlino, come quelli di tanti altri giornalacci della stessa risma, il loro lavoro lo fanno benissimo. Mistificare la realtà delle cose per legittimare agli occhi dell’opinione pubblica gli abusi del potere e nascondere le reali problematiche di questa società, è quello che questi giornali fanno da sempre.

Un po’ di esempi: il fascista che ha accoltellato 2 settimane fa due ragazzi a Rimini, sul resto del carlino viene dipinto come una vittima che ha agito per legittima difesa contro un’orda di barbari comunisti, non è andata così; la Bolognina viene descritta come il quartiere più pericoloso e degradato di Bologna, dove inermi commercianti subiscono ogni giorno le angherie di delinquenti e vandali, non è assolutamente così; addirittura, già durante il fascismo, il Resto del Carlino raccontava che a Marzabotto non era successo niente il giorno della strage e che i partigiani altro non erano che terroristi.

Ad un giornale del genere ovviamente non abbiamo nulla da chiedere, la nostra è semplicemente una prima risposta all’ennesimo attacco, che il Resto del Carlino porta avanti contro le situazioni di lotta, per ricevere i biscottini da comune e questura.

Nonostante la minaccia dell’ennesimo sgombero, nonostante le calunnie e il tentativo di metterci in cattiva luce, non ci faremo certo intimidire e continueremo a vivere il nostro quartiere, organizzandoci con chi incontreremo per strada per affrontare le problematiche reali, dalla casa, alla pulizia sociale del quartiere, dalle grandi opere di devastazione urbana volute dal comune, alla arroganza di sbirri e fascisti di ogni sorta.

Cosa che evidentemente non va per niente a genio a chi, come il resto del carlino, il comune, la questura, il PD, ecc., racconta balle dalla mattina alla sera.

Chiudiamo cogliendo l’occasione per esprimere la nostra solidarietà e vicinanza ai compagni sgomberati il 2 aprile in mezza Italia, al Paglietta di Bologna, alla Pizzeria e alla Base di Milano, alle occupazioni abitative di Torino e Livorno, e ai 4 compagni che a Milano sono stati arrestati per resistenza.

Sgombero su sgombero prima o poi la rabbia vi si ritorcerà contro.

Occupanti di via Tibaldi 50

resistereallametropoli.noblogs.org

NON SARÀ UNO SGOMBERO A CACCIARCI DAL QUARTIERE

CRONACA

La mattina del 20 marzo la polizia sgombera con una cinquantina di agenti due appartamenti dell’ACER (azienda regionale che gestisce le case popolari) in via de’ Carracci 63, nel quartiere della Bolognina, occupati un mese e mezzo fa da alcuni compagni.

Immediatamente all’esterno si forma un presidio di solidali, mentre in un’altra parte del quartiere dal nulla spunta una barricata di cassonetti dati alle fiamme che blocca via Barbieri.

L’intero edificio di 24 appartamenti, risulta averne ben 13 vuoti da anni, mentre tutto il palazzo presenta danni strutturali causati dai lavori del cantiere per la Stazione AV, che si trova dall’altra parte della strada.

A sgombero ultimato l’ACER ha murato i due appartamenti, dopo che aveva già murato gli altri 11 in seguito alle due occupazioni, e ha sequestrato gli arredamenti con i quali gli occupanti avevano riempito le case vuote.

Al momento dello sgombero 9 sono stati denunciati per occupazione e per 5 di loro è scattato l’avvio di procedimento per il foglio di via da Bologna, dopo i 12 già inflitti in seguito ai due sgomberi dello scorso autunno avvenuti sempre nello stesso quartiere.

Il presidio che si era radunato di fronte alla palazzina sgomberata si è trasformato poi in un corteo che ha bloccato le strade della Bolognina, denunciando le responsabilità di Comune e Questura in tutti i casi di sfratti ed espulsioni in quartiere, legati al mega progetto di riqualificazione urbana che sta investendo la zona.

Il corteo è stato inseguito per tutta la mattinata da due plotoni di celere e una decina di digossini particolarmente incarogniti, che alla fine sono riusciti a fermare una compagna, poi portata in questura perché senza documenti, e a blindare il corteo in via di Corticella, rendendosi ridicoli di fronte a decine di passanti che ascoltavano interessati gli interventi fatti al megafono.

Il giorno dopo, sempre in risposta allo sgombero, qualcuno ha fatto visita agli uffici dell’ACER, con volantini e striscione, imbrattando la facciata del palazzo con scritte e uova di vernice.

CONDISERAZIONI

Questo sgombero offre lo spunto per fare alcune riflessioni su cosa sta succedendo in quartiere.

La palazzina di via de’ Carracci è uno dei tanti esempi con cui si stanno manifestando le dinamiche di una gentrification totalitaria, che mira a trasformare lo storico quartiere popolare di Bologna nel nuovo centro amministrativo della metropoli del futuro.

L’ACER, che gestisce l’immobile, e la Banca Popolare di Milano, che ne è proprietaria, stanno evidentemente aspettando che il palazzo si svuoti per poterci fare una bella speculazione edilizia. Ne sono prova il fatto che ACER da più di 7 anni non assegna appartamenti in quel palazzo, che ha murato tutti gli appartamenti vuoti in maniera definitiva e che da anni non compie lavori di ristrutturazione, nonostante i danni del TAV e le lamentele dei residenti.

Non sappiamo bene cosa ci vogliano fare, ma molti vicini parlano di un albergo per i viaggiatori del Frecciarossa, cosa più che plausibile vista l’immediata vicinanza della stazione e visto che tutti gli interventi infrastrutturali che stanno avvenendo in quartiere, dalla Trilogia Navile al People Mover, sono indirizzati a rendere la Bolognina un centro direzionale al servizio degli utenti del supertreno.

L’ACER tra l’altro negli ultimi anni si sta lasciando alle spalle una scia di devastazione del tessuto urbano, svolgendo un ruolo principale nella trasformazione della Boognina: case demolite anni fa che non sono state più ricostruite, cantieri aperti e mai finiti, case svuotate con la forza e lasciate vuote dopo il restauro, ecc.

Per di più è difficile immaginare che l’azienda sopporti che la pratica dell’occupazione possa diffondersi e portare nei cortili delle case popolari nuove pratiche e determinazione, dove ora regnano appartamenti murati, affitti in aumento e l’incubo dello sfratto; soprattutto se chi occupa cerca di creare legami di complicità e di lotta con i vicini, chiacchierando delle problematiche del quartiere e organizzandosi per risolverle in maniera diretta.

Altro problema è quello della repressione. In Bolognina la polizia è particolarmente pressante, ogni giorno si sente di retate nei bar, gente portata via per la più assurda motivazione, provocazioni e fermi violenti. Giornalisti e politici quotidianamente infamano il quartiere, parlando di una zona degradata, lasciata in mano a vandali e spacciatori, aprendo la strada ai rastrellamenti militari e alle ronde civiche di benpensanti e forcaioli. La volontà di ripulire il quartiere si manifesta forse più in questa opera di epurazione militare, che in tutto i progetti di innovazione urbana.

A vedere quante forze a messo in campo la questura in questo sgombero, ci sembra di scorgere una minaccia più ampia, che non riguarda solo le occupazioni abitative (che in quartiere sono tante e variegate, anche se non se ne sa molto, perché autorganizzate e in forma anonima), ma tutti coloro che vivono la Bolognina: l’ennesima avvisaglia che è in corso uno sgombero allargato della popolazione dal quartiere.

CONTINUIAMO

Ciò che di buono è stato costruito in questi mesi, non solo attraverso le occupazioni, sono i legami e i contatti che abbiamo stretto nelle strade: le polveri sottili e le crepe nei palazzi causati dai lavori del TAV hanno lasciato nella memoria dei residenti un rancore che, fallita la via giuridica dei risarcimenti, sembra riaffiorare in maniera più determinata; la pratica dell’occupazione è ormai sdoganata in tutto il quartiere e continua a creare nuovi legami di complicità, laddove trovano posto la paura e la solitudine; l’odio per le ronde e per la polizia ha fatto incontrare e organizzare nuove persone.

Con centinaia di case vuote in quartiere, con centinaia di lavori che devono partire e che rischiano di compromettere la vivibilità delle nostre strade, e con la minaccia costante di essere sbattuti fuori dalla città, non ci si può certo fermare davanti ad uno sgombero.

Quello che è successo in via de Carracci 63 è uno dei tanti esempi che si verificheranno nell’intero quartiere.

Saperlo ci da modo di organizzarci in tempo perché questa riqualificazione non avvenga mai.

Come fare nessuno può saperlo con precisione.

Qualcuno ci sta provando occupando gli spazi e cercando di strapparli alla speculazione, denunciando gli interessi economici e sociali di banche e partiti, organizzandosi contro l’arroganza di borghesi e polizia, smettendo di combattere la guerra tra poveri che ci impongono attraverso lo spauracchio della crisi e iniziando a combattere la guerra contro i potenti.

Non sappiamo dire se questa resistenza all’invasione della Bolognina risulterà vincente, ma quello che stiamo vedendo con i nostri occhi è che, se ci si attiva, ci sono tutte le possibilità per farcela.

Noi non ci fermiamo e saremo sempre nelle strade.

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RONDE IN BOLOGNINA, SCENDIAMO NELLE STRADE

Da tanto tempo sulle varie testate giornalistiche, dal resto del carlino alla repubblica, la Bolognina viene sbattuta in prima pagina come quartiere più degradato e pericoloso di Bologna.
I casi di ritrovamento di droga, di piccoli furti e vandalismi, vengono esasperati con toni
apocalittici e dichiarazioni drammatiche da parte dei bravi cittadini, come se il degrado fosse il problema assoluto di tutta la popolazione del quartiere.
Al coro mediatico, fomentato all’inizio dai vari partiti di destra, PDL e Lega, si è presto accodato il PD che, come in via Petroni, non ha saputo resistere alle pressioni dei commercianti e dei cittadinisti borghesi. Risultato di questo castello mediatico è la creazione delle ronde civiche, approvate dal consiglio dei quartieri lo scorso mese e in programma da marzo in poi.
Non vogliamo negare che spaccio e delinquenza siano totalmente assenti in queste strade, ma siamo convinti che i veri problemi siano altri, e soprattutto che le ronde non siano affatto una soluzione!
Le ronde, nate come pratica di controllo militare, ricordano con un filo diretto le squadracce fasciste del ventennio, che diedero il via alla dittatura mussoliniana; non a caso molti di questi assistenti civici che le costituiranno saranno facistoidi o ex poliziotti, che sfrutteranno la copertura istituzionale per poter sfogare le loro manie autoritarie.
Se consideriamo poi il clima in cui si inseriscono queste ronde, dove il binomio
delinquente-immigrato si fa sempre più stretto e la propaganda legalitaria fomenta sempre di più la guerra tra poveri, è facile immaginare un moltiplicarsi di pestaggi e aggressioni razziste e xenofobe.
Chi spinge per creare questo clima di insicurezza e per fare queste passeggiate notturne ha ovviamente i suoi interessi.
In primis i commercianti traggono un vantaggio diretto dalla “pulizia” del quartiere, che vedono nella riqualificazione un cambiamento di contesto sociale e quindi un maggior giro di soldi.
La stessa riqualificazione che tanto è fomentata dal comune, che ha il progetto di trasformare la Bolognina nel centro direzionale della futura Bologna Metropolitana, e può così servirsi, non solo dei suoi poliziotti, ma anche dell’appoggio della minoranza piccolo borghese, per cacciare le classi più povere e agitate dal quartiere.
Le ronde partiranno da marzo in via Niccolò Dall’ Arca e via Albani.
Convinti che le strade sono di chi le vive e non di chi impone pratiche di controllo invitiamo
chiunque voglia ad organizzarsi affinché queste ronde trovino ovunque la strada sbarrata.

OCCUPAZIONE IN VIA SPADA 54

Nella mattinata di sabato è stata annunciata l’occupazione di uno stabile in via Spada 54, a una settimana dalla resistenza e dallo sgombero di via Saliceto. Nel primo pomeriggio, il proprietario e un paio di volanti si presentano davanti alla palazzina di quattro piani, per reclamare la decina di appartamenti vuoti e abbandonati. Verso le 19 iniziano le operazioni di sgombero che impiegano una sessantina di sbirri antisommossa; subito un paio di compagni riesce a salire sul tetto. Le barricate reggono per un paio d’ore, ma alla fine cedono e chi si trovava all’interno dello stabile viene portato in questura e denunciato per occupazione e danneggiamento in concorso; a tre occupanti viene notificato il folgio di via da Bologna. Nel frattempo due compagni resistono sul tetto, i pompieri non si accollano il rischio di tirarli giù, mentre in strada si raduna un gruppo di solidali per presidiare la situazione nel corso della nottata.

Per domenica alle 18.00 è stato indetto un presidio contro gli sgomberi in Piazza Dell’Unità.

AGGIORNAMENTO: Nella tarda serata di domenica i due compagni ancora sul tetto sono scesi e tratti in questura, dove oltre alle denunce del caso hanno ricevuto il foglio di via.

 

Ascolta un resoconto della resistenza e dello sgombero da Radioblackout

Leggi il volantino distribuito per annunciare l’occupazione

Riceviamo e diffondiamo questo resoconto:

Dopo 26 ore di resistenza sul tetto alla fine i compagni sono scesi.
Nel pomeriggio di domenica, dopo che per tutta la notte e tutta la mattinata si è mantenuta la presenza solidale sotto lo stabile occupato, si è svolto un presidio nella centrale piazza dell’Unità, che si è poi spostato nuovamente in via Spada, dalla quale poi è partito un corteo determinato per le strade del quartiere. Barricate con i cassonetti per bloccare le principali strade, qualcuno dato anche alle fiamme, e fuochi d’artificio hanno animato le strade della Bolognina, prima che il corteo si ricompattasse nuovamente davanti allo schieramento di celerini che stazionavano sotto l’occupazione.
A quel punto, verso le 22, i compagni sul tetto hanno detto agli sbirri che sarebbero scesi in cambio degli attrezzi che si trovavano ancora nello stabile e della promessa di non essere portati in questura. Anche questa volta però gli infami in divisa hanno dato vera prova di sé: prima li hanno fatti scendere, poi li hanno ammanettati e circondati, manganello in mano, minacciando il pestaggio nel caso ci avessero avvisato che ce li stavano portando via sotto al naso.
Fiutata la mossa, un gruppo di compagni si è spostato sotto la questura. I 2 che erano sul tetto sono stati rilasciati verso l’1 e 20, denunciati per occupazione, danneggiamento in concorso e per ognuno è scattato il foglio di via. Alcuni attrezzi sono stati recuperati, ma molti altri sono stati fatti sparire dalla polizia.
Alla fine comunque sono state altre 2 importanti giornate di lotta, che mettono bene in chiaro la volontà di resistere ai processi di riqualificazione di questo quartiere e di prendersi in maniera diretta ciò che ci serve, a partire dalle case e dalle strade

QUANDO SI DICE CHE LA RESISTENZA NON È FINITA

Entrambi gli sgomberi di queste ultime settimane in Bolognina hanno portato a ben 12 fogli di via a discapito degli occupanti che non hanno la residenza a Bologna.
Una pratica, quella del foglio di via, che la Questura di Bologna ha ricacciato in grande stile negli ultimi anni, rispolverandola dalle anticaglie del regime fascista, e riproponendola nelle sue vesti originali.
Da sempre i fogli di via sono stati usati verso persone ritenute socialmente pericolose,
ubriaconi, senzatetto e tossicodipendenti particolarmente molesti, ma negli ultimi anni c’è stato il ritorno dell’uso sistematico del foglio di via per perseguire gli individui riottosi e
politicamente scomodi per allontanarli dalla città, esattamente come era stato ideato dai gerarchi di Mussolini.
Con questo non vogliamo dire che sia giusto allontanare dalla città i soggetti molesti, solo
perchè qualche filosofia securitaria ha deciso che i pericolosi sono gli ubriaconi o i tossici, e non la classe dirigente, gli imprenditori, i banchieri e i loro cani da guardia che girano armati
per le strade.
Quando si dice che la resistenza non è finita, che il fascismo è ancora una minaccia concreta, non ci riferiamo solo alle teste rasate di Forza Nuova o ai fighettini di Casapound. Il fascismo è nato come risposta del potere ai movimenti rivoluzionari che stavano esplodendo, ed è sempre stato questo nel corso della storia. Dal ’45 ha continuato a strisciare nelle Prefetture e nelle Questure, ha lavorato per creare una strategia della tensione negli anni 70 e continua ancora oggi a manifestarsi attraverso la repressione politica che colpisce i movimenti di lotta. Non a caso i fogli di via spuntano ovunque ci siano situazioni realmente conflittuali, come in Val Susa o a Niscemi.
Negli ultimi tre anni a Bologna sono stati dati più di 40 fogli di via contro anarchici e
comunisti, a persone che in alcuni casi si erano appena avvicinati a momenti di conflittualità, e da Bologna la pratica si è diffusa in tutta Italia.
Il foglio di via permette alla Questura di sbarazzarsi in modo molto facile dei propri nemici,
perchè non necessita dell’autorizzazione della Magistratura ed è totalmente a discrezione della polizia, e nel migliore dei casi, costringe comunque il perseguitato a districarsi tra costosi procedimenti burocratici che si protraggono per mesi, per riuscire ad annullarlo.
Intanto le situazioni di lotta vengono distrutte allontanando i compagni in modo
coercitivo e terrorizzando i solidali con la minaccia dell’espulsione dalla città in cui si
vive.
Quando si dice che la resistenza non è finita, vuol dire anche che forme di resistenza devono essere portate ancora avanti. Resistere ad un foglio di via, come qualcuno già fa andando incontro a denunce per violazione pur di restare nella città che ha scelto, è un esempio.
Ma bisogna iniziare a generalizzare questa resistenza, contro le angherie quotidiane della polizia, contro gli sfratti, contro le invasioni dei borghesi, contro il controllo
in cui ci stanno ingabbiando, contro lo sfruttamento del lavoro e contro la miseria che ci vogliono imporre.

Resistere tutti insieme… e organizzarsi per
passare al contrattacco.

dal mondo del possibile

Giovedì 31 ottobre, alle 8 del mattino, gli sbirri si sono presentati in massa allo stabile che avevamo occupato da una settimana in via Saliceto 47 per procedere allo sgombero. Ne è nata una resistenza durata dieci ore che ha tenuto impegnata la polizia sia all’interno dello stabile che per le strade del quartiere: compagni sul tetto, compagni barricati all’interno della palazzina e una vivace presenza solidale in strada che ha effettuato più volte blocchi stradali e azioni di disturbo. In serata si contano 14 denunciati per occupazione e 7 procedimenti per foglio di via inflitti a tutti gli occupanti non  residenti a Bologna, ma nessun fermo.
Lo stabile era stato occupato per risolvere il bisogno abitativo di molti di noi, senza casa o stanchi di pagare affitti esorbitanti alla Bologna bene, ma anche per fare un primo passo pratico nella lotta contro la riqualificazione della Bolognina. Questa zona, infatti, eccita da alcuni anni gli appetiti di affaristi e speculatori che, con la regia dell’amministrazione comunale, mirano a trasformarla da  quartiere popolare nel nuovo centro direzionale della metropoli che viene. A suon di sfratti, mega-infrastrutture, centri commerciali e retate della polizia.
Occupare è stato bello, resistere allo sgombero ancora di più. In strada abbiamo ritrovato la gioia e il piacere che in decine di persone abbiamo provato attraversando il posto nelle sue sei intense giornate di vita. Dalla palazzina abbiamo visto un centinaio di poliziotti che non sapevano che cazzo fare, bloccati per ore da una barricata che proprio non voleva venire giù. Sul tetto abbiamo trovato la consapevolezza che è possibile resistere senza compromessi. Dalla mattina abbiamo detto che ce ne saremmo andati solo sulle nostre gambe e con la nostra roba e così abbiamo fatto, incuranti di minacce e vuote promesse per farci scendere.
Alla fine il posto è stato sgomberato, ma la giornata del 31 è stata per noi molto importante. A Bologna occupare non è una pratica consolidata, men che meno per chi non ha termini di mediazione con le autorità o santi in paradiso. Anni di concertazione hanno creato un giro di convenzioni e accordi con le amministrazioni comunali, concentrando su chi non vuole o non può farne parte tutti gli sforzi di una polizia particolarmente rognosa. In un periodo che sta vedendo il ritorno delle occupazioni a Bologna, la giornata di giovedì costituisce un precedente significativo per chiunque ha intenzione di prendersi una casa,  un posto e difenderlo in maniera diretta e senza delega.
Più che la crisi, è la volontà politica di riqualificare e plastificare i quartieri per inserirvi le classi più danarose e meno pericolose ad accrescere prezzi e affitti, buttando sempre più sfrattati in mezzo alla strada. Risolvere la necessità di una casa non può prescindere da una lotta contro la pianificazione urbanistica calata dall’alto, soprattutto in Bolognina, ed è proprio in quest’ottica che abbiamo occupato un posto appartenente ad una ditta di recupero immobili, tentando di inceppare il meccanismo della speculazione edilizia.
Via di Saliceto 47 quindi è stato solo l’inizio. In questi giorni sono stati in molti a passare dal posto, chi in cerca di un posto dove vivere, chi con la stessa esigenza di opporsi alle dinamiche della riqualificazione del quartiere. L’occupazione e la resistenza allo sgombero hanno dato una prima concretezza a questo percorso di lotta. Con 900 sfratti in programma a Bologna per questo anno, con 8000 case sfitte in città, con molti dei lavori di riqualificazione che devono ancora partire e soprattutto forti dei legami di complicità che si sono creati in questi giorni, chissà quante possibilità si possono aprire.
Che quanti hanno bisogno della casa se la prendano, che quanti vogliono opporsi alla riqualificazione del quartiere si organizzino. Di posti vuoti, di metodi di lotta ce ne sono per tutti.
Noi continueremo ad essere per le strade e nei posti abbandonati di questo quartiere, felici di solidarizzare e di organizzarci con chiunque condivide le nostre esigenze e i nostri desideri.
Il possibile è tutto quello che non abbiamo ancora fatto.

Occupanti e solidali di via Saliceto 47

RETATE IN QUARTIERE

Negli ultimi mesi è in corso un’operazione congiunta dei carabineiri e della polizia del quartiere Navile, impegnati nella persecuzione di spacciatori medio-piccoli che smerciano droghe per le strade del quartiere.

Dopo le retate di dicembre, solo nei primi dieci giorni di gennaio i blitz sono stati 2, uno su via Bolognese che ha portato a 2 arresti di spacciatori di marijuana e un altro all’ex manifattura tabacchi, posto storicamente lasciato all’abbandono e ritrovo informale di senza tetto e gente di ventura.

Quest’operazione, che va ormai avanti da mesi, ha portato ad un aumento esponenziale di polizia presente nel quartiere, con il relativo aumento di posti di blocco, fermi, controlli ecc., il tutto supportato dalla propaganda dei giornali e del comune che esaltano il lavoro delle forze dell’ordine per rendere sicuro uno dei quartieri, a detta loro, più pericolosi di Bologna.

D’altronde si sa, il quartiere va ripulito, reso agibile per i futuri fruitori della stazione Alta Velocità e della Trilogia Navile, gente di classe che merita di vivere in un quartiere tranquillo.

Eppure noi sicuri non ci sentiamo affatto, anzi.

Tutto questo teatrino militare ci suona proprio come una minaccia, minaccia indirizzata verso tutta la popolazione mene abbiente in primis, e, in un’ultima analisi, contro tutte le persone del quartiere.

Con il peggioramento delle condizioni di vita stanno aumentantando i taccheggi per fame nei supermercati e le occupazioni di spazi abitativi, molti sfuggono da paesi in miseria e si rifugiano irregolarmente negli ultimi stati dove c’è rimasta una parvenza di benessere, insomma si fanno sempre più necessari espedienti che fuoriescono dal legale per potersi garantire la sussistenza.

Una risposta dello Stato che si concretizza in questo dispiegamento di forze in uno dei quartieri più popolari di Bologna, non può che essere letto come un atto di guerra contro la popolazione.

E l’attacco colpisce anche chi ingenuamente pensa di elevarsi dalla plebaglia pezzente, solo perchè ha un lavoro che gli consente di campare onestamente.

Se da un lato costituisce già di per se una sconfitta per tutti noi farsi la guerra tra sfruttati, aizzati come cani da giornali come il Resto del Carlino o Repubblica, perchè uno ha rubato un pezzo di pane, piuttosto di coalizzarci contro i veri responsabili di questo sciacallaggio sociale, il punto fondamentale su cui fa leva la minaccia della sicurezza, sta proprio in come, attraverso la persecuzione di furtarelli e spacciatori, si realizza il ricatto del lavoro.

Con le condizioni lavorative in continuo peggioramento, la precarietà sempre più totale del posto di lavoro e la disoccupazione che galoppa, lo spauracchio della miseria costringe migliaia di persone ad ingoiare ingiustizie sempre maggiori per tenersi ben stretto il luogo di lavoro. La minaccia si concretizza proprio nella persecuzione dei ladri di galline.

Il discorso si fa più crudele per chi non ha un permesso di soggiorno. Per loro oltre il carcere, si aprono le porte del CIE, quando non vanno più bene al padrone che li sfrutta in nero o al palazzinaro che li stipa in alloggi fatiscenti per centinaia di euro.

Non a caso gli immigrati sono continuamente fermati per strada dalla polizia, anche a piedi, anche solo per controllare i documenti.

In poche parole queste operazioni di polizia lanciano un messaggio ben chiaro a tutta la popolazione: o ti pieghi allo sfruttamento sempre più selvaggio del lavoro o finisci in galera! O accetti le vessazioni del padrone, i turni più lunghi, gli stipendi decurtati, straordinari gratuiti, soppressioni dei diritti conquistati in 50 anni di lotta sindacale o finisci in galera!

Minaccia accompagnata sempre più spesso dalla messa in pratica di repressione di piazza e dagli arresti di dissidenti o di semplici operai incazzati, che scelgono di scendere in strada a gridare la propria rabbia.

Se non ti lasci sfruttare finirai in galera! Se ti ribelli, ovviamente, finirai in galera.

Praticamente l’unica sicurezza che ci spetta a lasciare le forze dell’ordine libere di girare in quartiere è che le nostre vite andranno incontro ad un futuro sempre più in miseria!

 

Aspettando che un giorno il quartiere abbia la forza collettiva di cacciarli fuori, insieme ai potenti che proteggono, un buon inizio potrebbe essere evitare di chiamarli.

I NAZI IN BOLOGNINA? NON CI DEVONO NEMMENO PROVARE!!!

I neonazisti di Forza Nuova hanno indetto per stasera alle 20 un presidio/corteo in piazza dell’Unità, contro “immigrati e spacciatori”.

La Bolognina, oltre ad essere uno dei quartieri più multietnici di Bologna, è stato anche il quartiere simbolo della resistenza partigiana di questa città.

Queste strade e questi palazzi hanno subito direttamente gli orrori dei rastrellamenti nazisti durante il periodo di occupazione tedesca ed oggi sta subendo un’ondata di xenofobia e delirio sicuritario atto a creare un clima diffamatorio di “quartiere pericoloso”, propedeutico per un aumento del controllo e della repressione poliziesca.

Non bastassero le infamie del resto del carlino, del Pdl, e di quei quattro commercianti forcaioli, ora dovremmo subirci anche la presenza dei nazisti nel quartiere?

Non ci bastano gli appelli all’antifascismo legalitario proclamati dai partiti di centro-sinistra, figuriamoci se possiamo accontentarci del divieto ai fascisti di presidiare in Piazza Dell’Unità proveniente dalla Questura, con l’implicito accordo a fare il loro presidio da un’altra parte.

I fasci non devono avere nessuno spazio per dar voce ai loro ideali razzisti e autoritari.

La storia, soprattutto la storia di questo quartiere, ci insegna che i fascisti vanno cacciati con l’azione diretta e popolare.

PRESIDIO h.18 PIAZZA DELL’UNITÀ

FUORI GLI SPECULATORI, GLI XENOFOBI E I FASCISTI DA QUESTO QUARTIERE E DA QUALSIASI ALTRA STRADA DI QUESTA CITTÀ!

FACCIAMOLI TORNARE AL LORO POSTO: NELLE FOGNE!

Antifascisti e antifasciste della Bolognina