Questo quartiere non è un cantiere pt.2

La prima fase della riqualificazione della Bolognina è ormai giunta al termine. I grandi pilastri dai quali partire per trasformare il quartiere, Stazione Alta Velocità, Piazza Liber Paradisus e Trilogia Navile, sono quasi tutti ultimati.
Già da questa estate ha preso il via una seconda fase, quella che andrà a colpire più direttamente gli abitanti del quartiere.
Se finora i lavori hanno cinto dall’esterno il quartiere, costruendo una catena di mostri edilizi che sarà completata dalla costruzione del Campus di Biotecnologie e dal Tecnopolo alla ex-manifattura tabacchi, ora i cantieri invaderanno definitivamente la parte vissuta della Bolognina.
Per adattare il quartiere alla sua nuova funzione di centro amministrativo e finanziario della città, sarà necessario trasformarlo in modo da attrarre manager, banchieri e classe dirigente.
Ciò vuol dire interventi sulla viabilità, ristrutturare ed ammodernare le abitazioni e , soprattutto, stravolgere e aumentare l’attrattività economica del quartiere, con la costruzione di centri commerciali, nuovi servizi e nuove infrastrutture.
Ciò vuole dire che ci aspetta un immediato futuro da vivere in trappola tra le recinzioni dei cantieri, il rumore dei camion e l’inquinamento che ne consegue. Emblematica la costruzione della rotonda in via Fioravanti, che senza alcuna remora ha bloccato uno degli incroci fondamentali del quartiere, unicamente per permettere un accesso comodo e facilitato al nuovo quartiere della Trilogia Navile.
Qualcuno potrà pensare di subire volentieri i disagi creati dai lavori, l’aumento delle polveri sottili nell’aria, il rischio di crollo per i palazzi nei pressi dei cantieri, se il risultato sarà quello di vivere in un quartiere confortevole e moderno, dove la tecnologia e l’organizzazione dei servizi risolve ogni problema, ma a noi sembra ovvio che i progetti in costruzione non sono per noi.
Con gli affitti che aumentano e appartamenti ultra-tecnologici in costruzione, con le attività commerciali che si trasformano in servizi di lusso, le botteghe in negozi di marca, i bar di quartiere in lounge bar, le osterie in bistrot, ecc., per chi da sempre abita in questo quartiere, per gli operai, i migranti, i pensionati e gli studenti di basso rango, non resta che la porta di uscita, verso periferie anguste e ancora più lontane dal centro.
La prima fase di questo processo di riqualificazione purtroppo non ha brillato in quanto opposizione ai progetti di cementificazione e riqualificazione, complice un’ancora ingenua fiducia nelle istituzioni che ha concesso all’amministrazione di aggirarci con i laboratori di urbanistica partecipata: le modifiche di facciata sono state pur accettate, ma quei mostri sono tutti attorno al quartiere, e ben presto rovesceranno tutte le loro nocività verso l’interno.
Con i lavori che ci arriveranno sotto il balcone di casa urge quindi una risposta concreta, dal basso e senza appoggi con l’istituzione, che storicamente sta sempre dalla parte del più ricco.
Non facciamoci imprigionare in un enorme cantiere per essere sbattuti fuori a lavori ultimati.
Se ci tolgono anche la casa e il territorio ci hanno tolto tutto.
Riprendiamoci gli spazi collettivi, le case, le strade e impariamo a gestirli e ad organizzarli partendo da noi stessi, in maniere diretta e orizzontale.

gentrification2
DOMENICA 8 SETTEMBRE dalle 17
IN PIAZZA DELL’UNITÀ
GIORNATA DI CONTRO-INFORMAZIONE
(con banchetti, mostre, proiezioni e documenti)
Per info: resistereallametropoli@autistici.org