OCCUPAZIONE IN VIA SPADA 54

Nella mattinata di sabato è stata annunciata l’occupazione di uno stabile in via Spada 54, a una settimana dalla resistenza e dallo sgombero di via Saliceto. Nel primo pomeriggio, il proprietario e un paio di volanti si presentano davanti alla palazzina di quattro piani, per reclamare la decina di appartamenti vuoti e abbandonati. Verso le 19 iniziano le operazioni di sgombero che impiegano una sessantina di sbirri antisommossa; subito un paio di compagni riesce a salire sul tetto. Le barricate reggono per un paio d’ore, ma alla fine cedono e chi si trovava all’interno dello stabile viene portato in questura e denunciato per occupazione e danneggiamento in concorso; a tre occupanti viene notificato il folgio di via da Bologna. Nel frattempo due compagni resistono sul tetto, i pompieri non si accollano il rischio di tirarli giù, mentre in strada si raduna un gruppo di solidali per presidiare la situazione nel corso della nottata.

Per domenica alle 18.00 è stato indetto un presidio contro gli sgomberi in Piazza Dell’Unità.

AGGIORNAMENTO: Nella tarda serata di domenica i due compagni ancora sul tetto sono scesi e tratti in questura, dove oltre alle denunce del caso hanno ricevuto il foglio di via.

 

Ascolta un resoconto della resistenza e dello sgombero da Radioblackout

Leggi il volantino distribuito per annunciare l’occupazione

Riceviamo e diffondiamo questo resoconto:

Dopo 26 ore di resistenza sul tetto alla fine i compagni sono scesi.
Nel pomeriggio di domenica, dopo che per tutta la notte e tutta la mattinata si è mantenuta la presenza solidale sotto lo stabile occupato, si è svolto un presidio nella centrale piazza dell’Unità, che si è poi spostato nuovamente in via Spada, dalla quale poi è partito un corteo determinato per le strade del quartiere. Barricate con i cassonetti per bloccare le principali strade, qualcuno dato anche alle fiamme, e fuochi d’artificio hanno animato le strade della Bolognina, prima che il corteo si ricompattasse nuovamente davanti allo schieramento di celerini che stazionavano sotto l’occupazione.
A quel punto, verso le 22, i compagni sul tetto hanno detto agli sbirri che sarebbero scesi in cambio degli attrezzi che si trovavano ancora nello stabile e della promessa di non essere portati in questura. Anche questa volta però gli infami in divisa hanno dato vera prova di sé: prima li hanno fatti scendere, poi li hanno ammanettati e circondati, manganello in mano, minacciando il pestaggio nel caso ci avessero avvisato che ce li stavano portando via sotto al naso.
Fiutata la mossa, un gruppo di compagni si è spostato sotto la questura. I 2 che erano sul tetto sono stati rilasciati verso l’1 e 20, denunciati per occupazione, danneggiamento in concorso e per ognuno è scattato il foglio di via. Alcuni attrezzi sono stati recuperati, ma molti altri sono stati fatti sparire dalla polizia.
Alla fine comunque sono state altre 2 importanti giornate di lotta, che mettono bene in chiaro la volontà di resistere ai processi di riqualificazione di questo quartiere e di prendersi in maniera diretta ciò che ci serve, a partire dalle case e dalle strade

QUANDO SI DICE CHE LA RESISTENZA NON È FINITA

Entrambi gli sgomberi di queste ultime settimane in Bolognina hanno portato a ben 12 fogli di via a discapito degli occupanti che non hanno la residenza a Bologna.
Una pratica, quella del foglio di via, che la Questura di Bologna ha ricacciato in grande stile negli ultimi anni, rispolverandola dalle anticaglie del regime fascista, e riproponendola nelle sue vesti originali.
Da sempre i fogli di via sono stati usati verso persone ritenute socialmente pericolose,
ubriaconi, senzatetto e tossicodipendenti particolarmente molesti, ma negli ultimi anni c’è stato il ritorno dell’uso sistematico del foglio di via per perseguire gli individui riottosi e
politicamente scomodi per allontanarli dalla città, esattamente come era stato ideato dai gerarchi di Mussolini.
Con questo non vogliamo dire che sia giusto allontanare dalla città i soggetti molesti, solo
perchè qualche filosofia securitaria ha deciso che i pericolosi sono gli ubriaconi o i tossici, e non la classe dirigente, gli imprenditori, i banchieri e i loro cani da guardia che girano armati
per le strade.
Quando si dice che la resistenza non è finita, che il fascismo è ancora una minaccia concreta, non ci riferiamo solo alle teste rasate di Forza Nuova o ai fighettini di Casapound. Il fascismo è nato come risposta del potere ai movimenti rivoluzionari che stavano esplodendo, ed è sempre stato questo nel corso della storia. Dal ’45 ha continuato a strisciare nelle Prefetture e nelle Questure, ha lavorato per creare una strategia della tensione negli anni 70 e continua ancora oggi a manifestarsi attraverso la repressione politica che colpisce i movimenti di lotta. Non a caso i fogli di via spuntano ovunque ci siano situazioni realmente conflittuali, come in Val Susa o a Niscemi.
Negli ultimi tre anni a Bologna sono stati dati più di 40 fogli di via contro anarchici e
comunisti, a persone che in alcuni casi si erano appena avvicinati a momenti di conflittualità, e da Bologna la pratica si è diffusa in tutta Italia.
Il foglio di via permette alla Questura di sbarazzarsi in modo molto facile dei propri nemici,
perchè non necessita dell’autorizzazione della Magistratura ed è totalmente a discrezione della polizia, e nel migliore dei casi, costringe comunque il perseguitato a districarsi tra costosi procedimenti burocratici che si protraggono per mesi, per riuscire ad annullarlo.
Intanto le situazioni di lotta vengono distrutte allontanando i compagni in modo
coercitivo e terrorizzando i solidali con la minaccia dell’espulsione dalla città in cui si
vive.
Quando si dice che la resistenza non è finita, vuol dire anche che forme di resistenza devono essere portate ancora avanti. Resistere ad un foglio di via, come qualcuno già fa andando incontro a denunce per violazione pur di restare nella città che ha scelto, è un esempio.
Ma bisogna iniziare a generalizzare questa resistenza, contro le angherie quotidiane della polizia, contro gli sfratti, contro le invasioni dei borghesi, contro il controllo
in cui ci stanno ingabbiando, contro lo sfruttamento del lavoro e contro la miseria che ci vogliono imporre.

Resistere tutti insieme… e organizzarsi per
passare al contrattacco.

dal mondo del possibile

Giovedì 31 ottobre, alle 8 del mattino, gli sbirri si sono presentati in massa allo stabile che avevamo occupato da una settimana in via Saliceto 47 per procedere allo sgombero. Ne è nata una resistenza durata dieci ore che ha tenuto impegnata la polizia sia all’interno dello stabile che per le strade del quartiere: compagni sul tetto, compagni barricati all’interno della palazzina e una vivace presenza solidale in strada che ha effettuato più volte blocchi stradali e azioni di disturbo. In serata si contano 14 denunciati per occupazione e 7 procedimenti per foglio di via inflitti a tutti gli occupanti non  residenti a Bologna, ma nessun fermo.
Lo stabile era stato occupato per risolvere il bisogno abitativo di molti di noi, senza casa o stanchi di pagare affitti esorbitanti alla Bologna bene, ma anche per fare un primo passo pratico nella lotta contro la riqualificazione della Bolognina. Questa zona, infatti, eccita da alcuni anni gli appetiti di affaristi e speculatori che, con la regia dell’amministrazione comunale, mirano a trasformarla da  quartiere popolare nel nuovo centro direzionale della metropoli che viene. A suon di sfratti, mega-infrastrutture, centri commerciali e retate della polizia.
Occupare è stato bello, resistere allo sgombero ancora di più. In strada abbiamo ritrovato la gioia e il piacere che in decine di persone abbiamo provato attraversando il posto nelle sue sei intense giornate di vita. Dalla palazzina abbiamo visto un centinaio di poliziotti che non sapevano che cazzo fare, bloccati per ore da una barricata che proprio non voleva venire giù. Sul tetto abbiamo trovato la consapevolezza che è possibile resistere senza compromessi. Dalla mattina abbiamo detto che ce ne saremmo andati solo sulle nostre gambe e con la nostra roba e così abbiamo fatto, incuranti di minacce e vuote promesse per farci scendere.
Alla fine il posto è stato sgomberato, ma la giornata del 31 è stata per noi molto importante. A Bologna occupare non è una pratica consolidata, men che meno per chi non ha termini di mediazione con le autorità o santi in paradiso. Anni di concertazione hanno creato un giro di convenzioni e accordi con le amministrazioni comunali, concentrando su chi non vuole o non può farne parte tutti gli sforzi di una polizia particolarmente rognosa. In un periodo che sta vedendo il ritorno delle occupazioni a Bologna, la giornata di giovedì costituisce un precedente significativo per chiunque ha intenzione di prendersi una casa,  un posto e difenderlo in maniera diretta e senza delega.
Più che la crisi, è la volontà politica di riqualificare e plastificare i quartieri per inserirvi le classi più danarose e meno pericolose ad accrescere prezzi e affitti, buttando sempre più sfrattati in mezzo alla strada. Risolvere la necessità di una casa non può prescindere da una lotta contro la pianificazione urbanistica calata dall’alto, soprattutto in Bolognina, ed è proprio in quest’ottica che abbiamo occupato un posto appartenente ad una ditta di recupero immobili, tentando di inceppare il meccanismo della speculazione edilizia.
Via di Saliceto 47 quindi è stato solo l’inizio. In questi giorni sono stati in molti a passare dal posto, chi in cerca di un posto dove vivere, chi con la stessa esigenza di opporsi alle dinamiche della riqualificazione del quartiere. L’occupazione e la resistenza allo sgombero hanno dato una prima concretezza a questo percorso di lotta. Con 900 sfratti in programma a Bologna per questo anno, con 8000 case sfitte in città, con molti dei lavori di riqualificazione che devono ancora partire e soprattutto forti dei legami di complicità che si sono creati in questi giorni, chissà quante possibilità si possono aprire.
Che quanti hanno bisogno della casa se la prendano, che quanti vogliono opporsi alla riqualificazione del quartiere si organizzino. Di posti vuoti, di metodi di lotta ce ne sono per tutti.
Noi continueremo ad essere per le strade e nei posti abbandonati di questo quartiere, felici di solidarizzare e di organizzarci con chiunque condivide le nostre esigenze e i nostri desideri.
Il possibile è tutto quello che non abbiamo ancora fatto.

Occupanti e solidali di via Saliceto 47