L’acerChiata

Il 14 giugno abbiamo sottratto all’Acer, l’ente che si occupa delle case popolari,un locale in via Zampieri 14/A. Ne vogliamo fare uno spazio aperto a tutto il quartiere, un circoletto dove fare iniziative, cene, proiezioni,

dibattitti, allestire una biblioteca, scambiarsi due chiacchiere.

Ne vogliamo fare soprattutto un laboratorio di lotta, uno spazio dove organizzarsi per risolvere i problemi delle nostre vite in quartiere,

a partire dai bisogni principali, come la casa, il cibo e la libertà.

La Bolognina è in questi ultimi tempi al centro di progetti di riqualificazione urbana, che da una parte creano il terreno fertile per le speculazioni edilizie di imprenditori sanguisughe e dall’altra attivano un processo di gentrification, che punta a cacciare la popolazione attuale fuori dal quartiere e sostituirla con i ricchi.

Per molti di noi questi progetti si trasformano in sfratti, sgomberi, impossibilità di viversi i propri spazi e le proprie strade trasformate in perenni cantieri,

retate della polizia e aumento del controllo sociale.

Vogliamo contrastare la riqualificazione della Bolognina partendo da uno dei principali responsabili, l’Acer, perchè è quella che aumenta gli affitti degli appartamenti popolari, che sfratta la gente, che decide chi può e chi non può abitare in quartiere, che alimenta il circolo della speculazione edilizia con le decine di progetti di ristrutturazione mai ultimati

o palazzi consegnati al lusso e all’Alta Velocità.

Vogliamo partire dalla riqualificazione del quartiere, perchè è il frutto di una società che si basa sull’autorità e sul controllo, dove banche e politici impogono dall’alto come e dove vivere alla maggior parte della popolazione, mentre polizia e giudici reprimono violentemente con botte e arresti

chi decide di non sottostare a questa miseria imposta.

Dedichiamo quindi questa occupazione ai 17 compagni arrestati a Torino

lo scorso 3 giugno, perchè accusati di aver lottato contro gli sfratti,

contro il PD e contro le retate della polizia.

Per questo invitiamo chiunque a contribuire nei prossimi giorni all’allestimento del posto, magari portando mobili, tavoli, libri, che non vengono più usati e che possono trovare una nuova vita attraverso la condivisione; a partecipare alle iniziative e all’assemblee che organizzeremo nei prossimi giorni; ad organizzarsi, in maniera collettiva o singolarmente, per resistere alla metropoli che avanza o semplicemente a fare un salto e 4 chiacchiere al nuovo circoletto occupato.

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NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE

Lo scandalo che sta montando questi giorni sui giornali attorno la costruzione della Trilogia Navile, non è nulla di nuovo.
Prestiti bancari che spariscono, aziende che cambiano nome per truccare le contabilità, indagini per truffe che non faranno mai pagare niente a imprenditori e speculatori: il solito menàge à trois tra banche, aziende e stato, che serve a raggirare il cittadino contribuente.
Ma l’avidità imprenditoriale non basta. Intascati i finanziamenti i lavori infatti non si fermano ma continuano.
La Trilogia va ultimata. E non perché qualche sprovveduto ha già comprato gli appartamenti (solo 80 su 1000), ma perché dietro la costruzione di quei palazzi c’è qualcosa in più.
Le notizie di questi giorni confermano che questa volontà è più forte di qualsiasi intrallazzo
finanziario. La Valdadige costruzione ha evidentemente fatto una manovra di truffa economica, scindendo la società e facendo sparire i finanziamenti ricevuti dalla banca. Nonostante questo la banca si è ripresentata soldi alla mano, supportata dallo stato, fornendo ulteriore denaro purchè si completi l’opera.
Perché tanto interesse? Perché non si intascano i soldi e basta?
Immaginate una città come Bologna, con aspirazioni internazionali, ma con una realtà da paesone.
Un giorno arriva una grande opportunità, ad esempio il TAV, che permette di concretizzare queste aspirazioni. Per far questo bisogna trasformare la città, adattarla alla nuova grande opera, rivoluzionare quartieri e dinamiche storicamente esistenti nel territorio.
In ballo non ci sono solo i soldi dei finanziamenti europei per i costruttori di questa trasformazione urbana. L’affare interessa anche i baroni dell’università, i mercanti del turismo, i padroni della logistica. Perfino i tutori dell’ordine vedono nel progetto che si presenta davanti un’ottima opportunità per annientare ogni pericolo di sommovimento sociale.
Il piano è semplice, prendere un quartiere popolare, la Bolognina, che pieno com’è di disoccupati, precari, migranti, senza tetto, ecc., è più un peso per le tasche del capitale che un opportunità, e trasformarlo in quartiere redditizio.
Sfruttare il TAV e altre opere correlate (la Fiera, la Trilogia, il Tecnopolo, i Campus) per attrarre capitale nel quartiere, riempirlo di attività finanziarie e amministrative, riempirlo di servizi e farne un centro direzionale.
Così il centro si svuota e può essere reso una bomboniera per i turisti, che grazie all’alta velocità potranno arrivare da tutta Europa. Così la burocrazia e l’amministrazione si centralizza, si razionalizza, diventa più efficiente a governare l’intera città in maniera centralizzata. Così la Bolognina diventa un enorme salotto degli affari, che grazie all’Alta velocità attrae manager da tutta Europa, e diventa la nuova residenza degli utenti del supertreno.
Così i padroni di un paesone come Bologna, che nel frattempo diventa metropoli, possono
disintegrare il tessuto sociale di uno dei più importanti quartieri popolari, una potenziale polveriera che aspetta solo la scintilla per farli sobbalzare dalle loro poltrone.
Così i signori possono continuare a mangiare sempre di più, dormendo sonni tranquilli sulle spalle di migliaia di persone, ridotte alla fame e cacciate dalla città.
La Trilogia Navile è un passaggio fondamentale di questo piano e infatti i lavori a breve
ripartiranno.
Lasciarli fare in maniera tranquilla vuol dire rassegnarsi a subire l’aumento del costo della vita in quartiere (affitto, servizi, beni di prima necessità) e anni di vita in mezzo ai cantieri; vuol dire rassegnarsi ad accettare lo sfaldarsi di tutte le amicizie e i rapporti che si sono costruiti in questi anni e di essere spostati qua e là in balia dei piani urbanistici del comune.
Questo quartiere ha alle spalle una storia fatta di lotte e resistenze, ha nel suo bagaglio un intreccio di culture enorme e ha nella sua quotidianità il fatto di essere realmente vissuto, come accade raramente a Bologna.
Non lasciamo che i costruttori distruggano la Bolognina.
Resistiamo

resistereallametropoli@autistici.org