SOLIDARIETÀ CON I NO TAV SOTTO PROCESSO

La terza udienza del processo a carico di 52 NOTAV si svolge oggi 14 febbraio 2013 a Torino: 52 imputati accusati di lesioni, danneggiamento, resistenza, violenza privata, tutto aggravato e in concorso, relativamente alle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011. La settimana scorsa altri due NOTAV, Emanuele e Christian, sono stati arrestati con l’accusa di resistenza e danneggiamento aggravato in concorso, per essersi introdotti nell’area militarizzata del cantiere Ltf, dichiarata abusiva ed illegittima dal Comune di Chiomonte, dopo aver verificato che non esistono documentazioni riguardanti quella zona occupata dai militari e dal cantiere, dopo lo sgombero dei manifestanti nel giugno 2011 della “Repubblica della Maddalena”.
La criminalizzazione dei movimenti di protesta, da quello Notav agli altri in difesa dei territori, è uno degli strumenti utilizzati dai potenti, attraverso i tribunali, la polizia, e i mass media, per delegittimare le lotte che vengono portate avanti, per confondere le acque e per nascondere chi è che veramente “devasta e saccheggia” i territori: rispediamo le accuse al mittente, fieri della nostra Resistenza.
In questi anni le nostre terre vengono devastate da non pochi megaprogetti, funzionali al sistema economico che a livello europeo deve continuare a riprodursi, usando speculazione e finanziamenti statali ad imprese private: i gasdotti che partono da Puglia, SicilIa e Sardegna e attraversano quasi tutta l’Italia, i rigassificatori nell’Adriatico, le trivelle in Campania, in Sicilia e altre regioni, l’Expo che si terrà a Milano e sta martoriando quel poco che ancora si poteva salvare dal cemento in città, il terzo Valico a Genova, l’autostrada della Variante di Valico in Toscana ed Emilia Romagna, il Muos (sistema di antenne radar militari) in provincia di Catania, sono solo alcuni degli esempi delle
grandi opere che stanno portando avanti a scapito di natura e popolazioni.
In particolare a Bologna vediamo come la nostra città sia diventata un cantiere a produzione costante di inquinamento: con il termovalorizzatore a Granarolo, la riqualificazione del quartiere Bolognina-Navile, con innumerevoli opere che si dipanano intorno alla costruzione della linea TAV in stazione, la creazione di nuovi campus universitari, l’ampliamento della zona del CAAB e, purtroppo, la lista potrebbe continuare.
Come in Val di Susa, in molti altri luoghi la resistenza popolare continua, come stiamo vedendo a Niscemi contro il Muos recentemente, come abbiamo visto le mobilitazioni contro il terzo Valico a Genova, contro il Ponte sullo stretto di Messina, contro i Radar in Sardegna, contro i gasdotti nel sud Italia; le manifestazioni, i presidi permanenti, le giornate di sensibilizzazione, gli assalti ai cantieri, i blocchi dei camion con materiali e lavoratori per i lavori, il riprendersi i propri luoghi, il reiventarsi un modo di vivere diverso da quello imposto, fatto solo di soldi e potere, per creare dei rapporti di complicità ed amicizia non mediati da interessi, ricatti lavorativi, autorità.
In questa città non possiamo continuare ad assistere impotenti alla devastazione dei nostri quartiere, delle nostre terre, e delle relazioni che abbiamo e possiamo costruire; non possiamo lasciare che ci tolgano le piazze e i parchi, che militarizzino le strade ( non ci stiamo accorgendo di come ogni mese aumentino gli sbirri in giro, le retate, gli arresti, le denunce, la criminalizzazione dei migranti per un pezzo di carta…?) , che la nostra persona venga giudicata e valutata in base a quanti soldi ci facciamo rubare pagando a prezzi altissimi il pane, i trasporti, gli affitti.
Riprendiamoci la nostra vita, il nostro quartiere, le nostre terre; non è vero che “tanto succederà lo stesso qualsiasi cosa facciamo”, ce lo dimostra la resistenza in Val di Susa e tutte le resistenze dei movimenti in Italia e nel mondo.

FERMARE OVUNQUE IL TAV

La devastazione del Tav si concretizza a Bologna nella costruzione della nuova Stazione di via Carracci. Il cantiere ha già causato negli anni lo sfollamento di diverse famiglie residenti in via Carracci, la chiusura di una scuola per inagibilità infrastrutturale, grossi crateri nelle aree del cantiere che testimoniano l’elevata fragilità della zona, e un incremento spropositato di polvere sottili nell’aria.
L’impatto sul territorio, però, va ben oltre i danni causati dal cantiere ai palazzi e alle strade della zona limitrofa, ma investe su tutti i piani della quotidianità l’intero quartiere alle sue spalle: la Bolognina.
La stazione è infatti il perno centrale del progetto di riqualificazione del quartiere, finalizzato a trasformare lo storico quartiere partigiano nel centro amministrativo della città, dove sorgeranno i fortini di quei burocrati e uomini di finanza che ogni giorno mettono sotto i piedi la libertà per la quale sono morti gli antifascisti della resistenza.
Il quartiere è già invaso da cantieri in ogni dove, che ci stanno privando di spazi importanti e spesso dell’agibilità di spostarsi liberamente nelle nostre strade.
Ma i danni maggiori che subirà il quartiere sono rappresentati dagli interessi sociali ed economici che stanno dietro questo progetto di riqualificazione.
L’alta velocità si sta confermando a livello nazionale, uno dei settori principali su cui investire, anche a costo di schiacciare sotto una marea di manganelli e lacrimogeni intere comunità.
Il blocco di potere che devasta in Val Susa è lo stesso che regna a Bologna: PD e Intesa San Paolo (a Bologna sotto le vesti di Carisbo). Anche le imprese che si dividono gli appalti ritornano continuamente: Impregilo, CMC, Astolm,CCC. Tutte spesso presenti sul territorio bolognese, e strettamente collegate con il PD (Bersani ad esempio era il
presidente della CMC)!
Un blocco economico ben definito che ha trovato nel sistema dei finanziamenti pubblici delle grandi opere il modo perfetto per arricchirsi!
L’affare va infatti ben oltre la sola TAV. Basti notare appunto a Bologna gli spiragli che la stazione apre ai grandi affari economici: dalla speculazione edilizia a favore delle solite cooperative del cemento, come quelle citate prime, alla possibilità di richiamare capitali
economici e forza lavoro in una città che gode di una posizione centrale nel sistema ferroviario italiano ed europeo, all’oppotunità di essere la seconda vetrina per ordine di importanza sul palcoscenico mondiale dell’Expo 2015.
Un sistema perfetto di accumulazione di denaro, che, come sta avvenendo in Val Susa e in molte zone di Italia, necessita di territori e popolazioni da sacrificare.
A Bologna il sacrificio toccherà scontarlo alla popolazione della Bolognina, che verrà progressivamente cacciata dal proprio quartiere, per far spazio a colletti bianchi e suv luccicanti.
L’epurazione dei poveri è già in atto: la polizia ha iniziato una pesante campagna di persecuzione degli immigrati che frequentemente porta ad arresti per spaccio o irregolarità dei documenti, le case popolari sono in vendita, gli affitti dei palazzi ristrutturati sono triplicati e gli esercizi commerciali cominciano pesantemente ad imborghesirsi.
In questo periodo di campagna elettorale, mentre tutti i politici imboccano le speranze della gente con false promesse, emerge ancora più forte il valore che trasmettono le lotte popolari come quella valsusina. Intanto perchè la questione della TAV ha dimostrato la totale parzialità delle istituzioni, che fanno solo e unicamente gli interessi di chi ha i soldi.
Inoltre, per chiunque ne abbia avuto esperienza, la resistenza No Tav è la prova tangibile di un modo differente di organizzarsi tra individui, che non si riduce ad una passiva accettazione delle decisioni imposte dall’alto, e va oltre l’inutile starnazzo di lamentele in piazza.
Nessuna istituzione o partito decide per gli altri, nessun organo agisce per gli altri e li costringe all’immobilismo.
Nella lotta si impara a ragionare insieme sul da farsi, a prendere decisioni e responsabilità collettive, a passare all’azione e mettersi in gioco in prima persona, anche se la situazione richiede di travalicare i limiti del legalmente consentito. Si impara a guardarsi in faccia e a riconoscere i compagni, i fratelli, a condividere gioie e dolori, a farsi forza a vicenda. Esperienze quasi del tutto sparite dalle strade di questa città.
E così come in Val Susa, ovunque queste forme di lotta stanno dimostrando la loro efficacia nel combattere la devastazione sia ambientale che sociale di questa era.
Riteniamo per questo necessario che anche qui in quartiere si sviluppi una lotta concreta e popolare, che partendo dal contrastare le devastazioni del TAV, punti ad abbattere tutto l’apparato amministrativo e finanziario che ci sta costringendo, giorno dopo giorno, alla miseria .

NO TAV NE’ A BOLOGNA NE’ OVUNQUE
COMPLICITÀ CON TUTTI GLI IMPUTATI
FUOCO ALLE RUSPE DEL POTERE
SPAZIO ALLE PIETRE DELLA RIVOLTA