NON SARÀ UNO SGOMBERO A CACCIARCI DAL QUARTIERE

CRONACA

La mattina del 20 marzo la polizia sgombera con una cinquantina di agenti due appartamenti dell’ACER (azienda regionale che gestisce le case popolari) in via de’ Carracci 63, nel quartiere della Bolognina, occupati un mese e mezzo fa da alcuni compagni.

Immediatamente all’esterno si forma un presidio di solidali, mentre in un’altra parte del quartiere dal nulla spunta una barricata di cassonetti dati alle fiamme che blocca via Barbieri.

L’intero edificio di 24 appartamenti, risulta averne ben 13 vuoti da anni, mentre tutto il palazzo presenta danni strutturali causati dai lavori del cantiere per la Stazione AV, che si trova dall’altra parte della strada.

A sgombero ultimato l’ACER ha murato i due appartamenti, dopo che aveva già murato gli altri 11 in seguito alle due occupazioni, e ha sequestrato gli arredamenti con i quali gli occupanti avevano riempito le case vuote.

Al momento dello sgombero 9 sono stati denunciati per occupazione e per 5 di loro è scattato l’avvio di procedimento per il foglio di via da Bologna, dopo i 12 già inflitti in seguito ai due sgomberi dello scorso autunno avvenuti sempre nello stesso quartiere.

Il presidio che si era radunato di fronte alla palazzina sgomberata si è trasformato poi in un corteo che ha bloccato le strade della Bolognina, denunciando le responsabilità di Comune e Questura in tutti i casi di sfratti ed espulsioni in quartiere, legati al mega progetto di riqualificazione urbana che sta investendo la zona.

Il corteo è stato inseguito per tutta la mattinata da due plotoni di celere e una decina di digossini particolarmente incarogniti, che alla fine sono riusciti a fermare una compagna, poi portata in questura perché senza documenti, e a blindare il corteo in via di Corticella, rendendosi ridicoli di fronte a decine di passanti che ascoltavano interessati gli interventi fatti al megafono.

Il giorno dopo, sempre in risposta allo sgombero, qualcuno ha fatto visita agli uffici dell’ACER, con volantini e striscione, imbrattando la facciata del palazzo con scritte e uova di vernice.

CONDISERAZIONI

Questo sgombero offre lo spunto per fare alcune riflessioni su cosa sta succedendo in quartiere.

La palazzina di via de’ Carracci è uno dei tanti esempi con cui si stanno manifestando le dinamiche di una gentrification totalitaria, che mira a trasformare lo storico quartiere popolare di Bologna nel nuovo centro amministrativo della metropoli del futuro.

L’ACER, che gestisce l’immobile, e la Banca Popolare di Milano, che ne è proprietaria, stanno evidentemente aspettando che il palazzo si svuoti per poterci fare una bella speculazione edilizia. Ne sono prova il fatto che ACER da più di 7 anni non assegna appartamenti in quel palazzo, che ha murato tutti gli appartamenti vuoti in maniera definitiva e che da anni non compie lavori di ristrutturazione, nonostante i danni del TAV e le lamentele dei residenti.

Non sappiamo bene cosa ci vogliano fare, ma molti vicini parlano di un albergo per i viaggiatori del Frecciarossa, cosa più che plausibile vista l’immediata vicinanza della stazione e visto che tutti gli interventi infrastrutturali che stanno avvenendo in quartiere, dalla Trilogia Navile al People Mover, sono indirizzati a rendere la Bolognina un centro direzionale al servizio degli utenti del supertreno.

L’ACER tra l’altro negli ultimi anni si sta lasciando alle spalle una scia di devastazione del tessuto urbano, svolgendo un ruolo principale nella trasformazione della Boognina: case demolite anni fa che non sono state più ricostruite, cantieri aperti e mai finiti, case svuotate con la forza e lasciate vuote dopo il restauro, ecc.

Per di più è difficile immaginare che l’azienda sopporti che la pratica dell’occupazione possa diffondersi e portare nei cortili delle case popolari nuove pratiche e determinazione, dove ora regnano appartamenti murati, affitti in aumento e l’incubo dello sfratto; soprattutto se chi occupa cerca di creare legami di complicità e di lotta con i vicini, chiacchierando delle problematiche del quartiere e organizzandosi per risolverle in maniera diretta.

Altro problema è quello della repressione. In Bolognina la polizia è particolarmente pressante, ogni giorno si sente di retate nei bar, gente portata via per la più assurda motivazione, provocazioni e fermi violenti. Giornalisti e politici quotidianamente infamano il quartiere, parlando di una zona degradata, lasciata in mano a vandali e spacciatori, aprendo la strada ai rastrellamenti militari e alle ronde civiche di benpensanti e forcaioli. La volontà di ripulire il quartiere si manifesta forse più in questa opera di epurazione militare, che in tutto i progetti di innovazione urbana.

A vedere quante forze a messo in campo la questura in questo sgombero, ci sembra di scorgere una minaccia più ampia, che non riguarda solo le occupazioni abitative (che in quartiere sono tante e variegate, anche se non se ne sa molto, perché autorganizzate e in forma anonima), ma tutti coloro che vivono la Bolognina: l’ennesima avvisaglia che è in corso uno sgombero allargato della popolazione dal quartiere.

CONTINUIAMO

Ciò che di buono è stato costruito in questi mesi, non solo attraverso le occupazioni, sono i legami e i contatti che abbiamo stretto nelle strade: le polveri sottili e le crepe nei palazzi causati dai lavori del TAV hanno lasciato nella memoria dei residenti un rancore che, fallita la via giuridica dei risarcimenti, sembra riaffiorare in maniera più determinata; la pratica dell’occupazione è ormai sdoganata in tutto il quartiere e continua a creare nuovi legami di complicità, laddove trovano posto la paura e la solitudine; l’odio per le ronde e per la polizia ha fatto incontrare e organizzare nuove persone.

Con centinaia di case vuote in quartiere, con centinaia di lavori che devono partire e che rischiano di compromettere la vivibilità delle nostre strade, e con la minaccia costante di essere sbattuti fuori dalla città, non ci si può certo fermare davanti ad uno sgombero.

Quello che è successo in via de Carracci 63 è uno dei tanti esempi che si verificheranno nell’intero quartiere.

Saperlo ci da modo di organizzarci in tempo perché questa riqualificazione non avvenga mai.

Come fare nessuno può saperlo con precisione.

Qualcuno ci sta provando occupando gli spazi e cercando di strapparli alla speculazione, denunciando gli interessi economici e sociali di banche e partiti, organizzandosi contro l’arroganza di borghesi e polizia, smettendo di combattere la guerra tra poveri che ci impongono attraverso lo spauracchio della crisi e iniziando a combattere la guerra contro i potenti.

Non sappiamo dire se questa resistenza all’invasione della Bolognina risulterà vincente, ma quello che stiamo vedendo con i nostri occhi è che, se ci si attiva, ci sono tutte le possibilità per farcela.

Noi non ci fermiamo e saremo sempre nelle strade.

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BOLOGNINA

LA LOTTA NON È MAI FINITA

Più di 150 anni fa veniva costruita a Bologna la Stazione dei Treni che avviò un importante trasformazione per la città, la nascita di un nuovo quartiere che ne segnerà la storia: la Bolognina.

Fin dall’inizio del ‘900 il quartiere è stata la culla delle varie comunità migranti che si spostavano verso la città, prime fra tutti meridionali e cinesi (che si iniziarono a stabilire dal 1934); con una storia di lotte, dalla resistenza antifascista, alle lotte operaie dagli anni 50 agli anni 80, alle lotte per la casa negli anni 90 e 2000.

Oggi la costruzione di un nuova stazione, quella dell’Alta Velocità, quella che rappresenta il futuro, dove il progresso è riservato a pochi mentre per gli altri non resta che subire la devastazione di queste nuove tecnologie, rischia di distruggere 150 anni di solidarietà e di lotta.

Grazie all’Alta Velocità, si è avviata infatti la trasformazione della Bolognina, da quartiere popolare a nuovo centro amministrativo e finanziario di Bologna, base di un tentativo più ampio di rilanciare l’economia di Bologna sfruttando la sua posizione nevralgica di scalo dei trasporti.

Un processo che sta andando avanti già da alcuni anni, di cui progetti vengono sbandierati su tutti i media. L’idea è quella di circondare il quartiere con infrastrutture di elevato interesse commerciale, capaci di attrarre capitale da tutto il mondo e rendere così la Bolognina un importante quartiere della città, riqualificato e al servizio della rampante classe alta dei nostri tempi. Partendo proprio dalla stazione a sud, troviamo il nuovo comune in piazza Liber Paradisus, la Trilogia Navile, il cantiere del campus di biotecnologie, il CNR, il futuro tecnopolo, la fiera e il mega parcheggio dei salesiani, che chiude l’anello. Anche all’interno del quartiere l’invasione sta avanzando, c’è già un centro commerciale al posto delle ex officine Minganti, la sede dell’Alstom, più altri uffici e 2 banche al posto della ex-Sasib, mentre dove un tempo c’erano le Cevolani stanno realizzando un complesso di 106 appartamenti di lusso. Una nuova uscita autostradale, la linea metropolitana e il collegamento tramite People Mover con l’aeroporto completano il disegno di un quartiere funzionale unicamente a manager e affaristi.

Inutile sottolineare che in un quartiere progettato così, dall’alto, non ci sarà posto per chi storicamente ha sempre abitato il quartiere: lavoratori, disoccupati, studenti squattrinati, migranti, poveri.

Ne è una prova lampante la politica che il potere locale sta adottando nel quartiere: i giornali sono pieni di notizie che esasperano la percezione di insicurezza e degrado in quartiere, fungendo da apri pista agli interventi di polizia e simili, che perseguitano quotidianamente migranti e senza tetto, cacciandoli fisicamente dal quartiere; il comune oltre a sguinzagliare i propri cani da guardia, polizia municipale e assistenti civici, aumenta gli affitti delle case popolari, sfratta intere famiglie, vende le case pubbliche, regala terreni alle banche perchè costruiscano nuovi mostri di cemento, aumenta le telecamere e fomenta il perbenismo delle associazioni di commercianti contro chi sopravvive alla giornata.

Il futuro stile di vita pubblicizzato dai progettatori del quartiere è un incubo da sit-com americana, dove la vita si svolgerebbe tra loft pieni di inutili cianfrusaglie alla moda e uffici asettici. Nelle strade si vedrebbero solo impiegati con la faccia spenta che trascinano le loro borse tra lavoro, casa e palestra. Tutto sembrerebbe finto, si ride delle disgrazie altrui, perchè si è perso il significato di cos’è la gioia di vivere, ci si veste come damerini per essere alla moda e si mangia merda dai take-away perchè ci si è dimenticato della funzione dei beni di prima necessità. Nessuno si ferma, se non per consultare un attimo il suo tablet. Non ci sono bambini che giocano in piazza o nei cortili delle case popolari. I bar ospiterebbero solo individui chiusi nel loro mondo virtuale, seduti ad un tavolino con il loro pc, oppure riunioni di affari. Si parla molto, ma non si comunica niente.

Un incubo che in ogni caso non ci vedrebbe protagonisti, visto che noi saremo in qualche ghetto ancora più in periferia o a combattere la miseria nei nostri paesi di origine o in carcere.

Un progetto sul quale però non è stata ancora detta l’ultima parola e che offre tutte le possibilità per farlo saltare.

Se è vero che molte infrastrutture sono quasi ultimate, queste dovranno funzionare per valorizzare realmente il quartiere e attrarre così la classe alta, mentre altri progetti devono ancora prendere forma, come il campus al Navile, il People Mover o il Tecnopolo, senza dimenticare tutte le aree “degradate” che potrebbero essere presto strappate al quartiere per essere date in pasto alla riqualificazione. In entrambi i casi è sempre possibile mettere i bastoni tra le ruote e far sì che queste opere, o non funzionino mai o non vengano proprio realizzate.

Il processo di gentrification (cioè la sostituzione dall’alto di una classe povera con un classe ricca in una determinata zona urbana) è ancora agli albori, in quartiere ci abitiamo ancora noi, e ancora non sono stati realizzati importanti insediamenti di borghesi (cosa che potrebbe avvenire se entrerà in pieno regime la Trilogia Navile). In questo caso l’occupazione dei posti vuoti e la resistenza fisica ai tentativi di espulsione, che siano sfratti o sgomberi, è sicuramente il mezzo più efficace che abbiamo per lottare contro questo tentativo di epurare il quartiere.

In ogni caso ciò che ognuno dovrebbe iniziare a fare è lottare in prima persona. Purtroppo in questo quartiere paghiamo lo scotto di un centro-sinistra strapotente, che ha saputo mantenere le posizioni di potere che aveva come PCI ed ha con il tempo educato la popolazione alla delega e alla semplice lamentela democratica.

Bisogna quindi innanzitutto ritrovare quel fervore della lotta, che per quasi un secolo ha animato questo quartiere.

Bisogna ritrovare quel senso di comunità territoriale, di solidaritetà, di unione, che ha portato la gente sulle barricate contro i fascisti e contri i padroni, per tornare a combattere i nuovi nemici.

Perchè non è giusto che il potere continui a decidere delle nostre vite e dei nostri territori come se fossimo pedine sulla scacchiera e non è possibile che questa scacchiera non si riesca mai a farla saltare.

Non è possibile continuare a vivere tra cantieri e fermi di polizia per essere sbattutti fuori a lavori ultimati.

Non è possibile accettare gli aumenti degli affitti, dei trasporti, dei beni di prima necessità, solo perchè i potenti hanno deciso così.

Non è vita subire passivamente le decisioni calate dall’alto, sbattersi per adempire agli ordini che ci vengono imposti e morire avendo fatto unicamente quello che il potere ci dice di fare!

 Occupiamo le strade, i palazzi abbandonati, le piazze, riappropriamoci di quello che ci serve (cibo, vestiti, luce, gas, trasporti, ecc.) senza pagare ancora, combattiamo l’arroganza di polizia e benpensanti, riprendiamo in mano le nostre vite e i nostri territori.

Qualcuno ha già iniziato, ma bisogna farlo tutti, perchè nessuno lo farà al posto nostro e perchè tutti insieme siamo invincibili.

resistereallametropoli@autistici.org

ACER: TOGLIE LE CASE AI POVERI E LE RIQUALIFICA PER I RICCHI

Il comune, ormai lo sanno tutti, ha deciso che la Bolognina deve cambiare volto.

Da anni mostri di cemento, come il nuovo Comune, la Trilogia Navile e la Stazione dell’Alta Velocità, stanno trasformando il quartiere, andandone a modificare nel profondo la natura sociale.

Spalleggiati da un’informazione asservita che tende a presentare la Bolognina come il quartiere più pericoloso di Bologna e aiutati dagli interventi militari della polizia che ricordano le squadracce fasciste, i signori di Palazzo d’Accursio stanno sostituendo le classi più basse e meticce che storicamente abitano il quartiere, con funzionari e dipendenti della classe media, ricchi imprenditori e manager. Una classe pulita, che spende soldi e se ne sta buona.

Così facendo si allarga il giro di soldi del business immobiliare e del commercio, e allo stesso tempo si allontanano sempre di più le fasce di popolazione più affamate dal cuore della città, in modo che non costituiscano più un pericolo per la sicurezza e per le proprietà dei ricchi.

Per far ciò il Comune sta attuando una precisa opera di espulsione dei più poveri tramite Acer, l’ente che si occupa delle case popolari.

Sono sempre di più le persone che vedono notificarsi lo sfratto da Acer in Bolognina, che spesso si aggrappa ai motivi più assurdi per giustificare l’ingiunzione, o, semplicemente, non rinnova l’assegnazione.

Questo perchè sono anni ormai che Acer sta cambiando le sue politiche economiche in quartiere, ristrutturando i suoi palazzi (che spesso restano vuoti come i 19 appartamenti in via Albani) e fissando dei canoni calmierati per gli affitti al posto delle assegnazioni popolari.

Ciò vuol dire che se prima in una casa popolare in Bolognina si pagava un canone fisso di 25€ al mese, ora con gli affitti calmierati solo una parte è finanziata dal comune, ed un appartamento viene a costare intorno ai 400€ al mese.

Un aumento non di poco che costringe le famiglie rassegnate a cercare soluzioni abitative sempre più lontano dal centro e che va ad aggravare ulteriormente il bilancio di sfrattati e senza casa in città.

C’è poco da discutere. La casa è una necessità e chi ce la vuole togliere va combattuto. Inutile stare a sperare che il politicante di turno salvi la situazione, inutile aspettare qualcuno che lotti al posto nostro. Guardiamoci bene intorno, scegliamo i fratelli e sorelle con cui lottare e cominciamo.

TOCCA ORGANIZZARSI

OCCUPARE LE CASE E RESISTERE AGLI SFRATTI

RIPRENDIAMOCI IL QUARTIERE

resistereallametropoli@autistici.org

QUANDO SI DICE CHE LA RESISTENZA NON È FINITA

Entrambi gli sgomberi di queste ultime settimane in Bolognina hanno portato a ben 12 fogli di via a discapito degli occupanti che non hanno la residenza a Bologna.
Una pratica, quella del foglio di via, che la Questura di Bologna ha ricacciato in grande stile negli ultimi anni, rispolverandola dalle anticaglie del regime fascista, e riproponendola nelle sue vesti originali.
Da sempre i fogli di via sono stati usati verso persone ritenute socialmente pericolose,
ubriaconi, senzatetto e tossicodipendenti particolarmente molesti, ma negli ultimi anni c’è stato il ritorno dell’uso sistematico del foglio di via per perseguire gli individui riottosi e
politicamente scomodi per allontanarli dalla città, esattamente come era stato ideato dai gerarchi di Mussolini.
Con questo non vogliamo dire che sia giusto allontanare dalla città i soggetti molesti, solo
perchè qualche filosofia securitaria ha deciso che i pericolosi sono gli ubriaconi o i tossici, e non la classe dirigente, gli imprenditori, i banchieri e i loro cani da guardia che girano armati
per le strade.
Quando si dice che la resistenza non è finita, che il fascismo è ancora una minaccia concreta, non ci riferiamo solo alle teste rasate di Forza Nuova o ai fighettini di Casapound. Il fascismo è nato come risposta del potere ai movimenti rivoluzionari che stavano esplodendo, ed è sempre stato questo nel corso della storia. Dal ’45 ha continuato a strisciare nelle Prefetture e nelle Questure, ha lavorato per creare una strategia della tensione negli anni 70 e continua ancora oggi a manifestarsi attraverso la repressione politica che colpisce i movimenti di lotta. Non a caso i fogli di via spuntano ovunque ci siano situazioni realmente conflittuali, come in Val Susa o a Niscemi.
Negli ultimi tre anni a Bologna sono stati dati più di 40 fogli di via contro anarchici e
comunisti, a persone che in alcuni casi si erano appena avvicinati a momenti di conflittualità, e da Bologna la pratica si è diffusa in tutta Italia.
Il foglio di via permette alla Questura di sbarazzarsi in modo molto facile dei propri nemici,
perchè non necessita dell’autorizzazione della Magistratura ed è totalmente a discrezione della polizia, e nel migliore dei casi, costringe comunque il perseguitato a districarsi tra costosi procedimenti burocratici che si protraggono per mesi, per riuscire ad annullarlo.
Intanto le situazioni di lotta vengono distrutte allontanando i compagni in modo
coercitivo e terrorizzando i solidali con la minaccia dell’espulsione dalla città in cui si
vive.
Quando si dice che la resistenza non è finita, vuol dire anche che forme di resistenza devono essere portate ancora avanti. Resistere ad un foglio di via, come qualcuno già fa andando incontro a denunce per violazione pur di restare nella città che ha scelto, è un esempio.
Ma bisogna iniziare a generalizzare questa resistenza, contro le angherie quotidiane della polizia, contro gli sfratti, contro le invasioni dei borghesi, contro il controllo
in cui ci stanno ingabbiando, contro lo sfruttamento del lavoro e contro la miseria che ci vogliono imporre.

Resistere tutti insieme… e organizzarsi per
passare al contrattacco.

I NAZI IN BOLOGNINA? NON CI DEVONO NEMMENO PROVARE!!!

I neonazisti di Forza Nuova hanno indetto per stasera alle 20 un presidio/corteo in piazza dell’Unità, contro “immigrati e spacciatori”.

La Bolognina, oltre ad essere uno dei quartieri più multietnici di Bologna, è stato anche il quartiere simbolo della resistenza partigiana di questa città.

Queste strade e questi palazzi hanno subito direttamente gli orrori dei rastrellamenti nazisti durante il periodo di occupazione tedesca ed oggi sta subendo un’ondata di xenofobia e delirio sicuritario atto a creare un clima diffamatorio di “quartiere pericoloso”, propedeutico per un aumento del controllo e della repressione poliziesca.

Non bastassero le infamie del resto del carlino, del Pdl, e di quei quattro commercianti forcaioli, ora dovremmo subirci anche la presenza dei nazisti nel quartiere?

Non ci bastano gli appelli all’antifascismo legalitario proclamati dai partiti di centro-sinistra, figuriamoci se possiamo accontentarci del divieto ai fascisti di presidiare in Piazza Dell’Unità proveniente dalla Questura, con l’implicito accordo a fare il loro presidio da un’altra parte.

I fasci non devono avere nessuno spazio per dar voce ai loro ideali razzisti e autoritari.

La storia, soprattutto la storia di questo quartiere, ci insegna che i fascisti vanno cacciati con l’azione diretta e popolare.

PRESIDIO h.18 PIAZZA DELL’UNITÀ

FUORI GLI SPECULATORI, GLI XENOFOBI E I FASCISTI DA QUESTO QUARTIERE E DA QUALSIASI ALTRA STRADA DI QUESTA CITTÀ!

FACCIAMOLI TORNARE AL LORO POSTO: NELLE FOGNE!

Antifascisti e antifasciste della Bolognina

RIQUALIFICAZIONE DELLA BOLOGNINA

Alla fine di agosto è apparso su repubblica.it un articolo che metteva in guardia il
lettore dallo giudicare ciò che sta avvenendo in Bolognina come un fenomeno di
speculazione (ne finanziaria, ne edilizia), a confermare il fatto che quando si legge
qualcosa su questi giornali, bisogna sempre interpretare al contrario.
Se non è speculazione questa!? Certo tutto legale, o quasi, ma la legge è fatta
apposta per metterci spalle contro al muro se ci si vuole appellare solo ad essa:
l’estate scorsa, l’allora governo Monti, approvava una serie di leggi sui
finanziamenti pubblici che di fatto legalizzavano, anzi incentivavano la truffa edilizia.
Le leggi sulle finanze di progetto, pensate soprattutto per le grandi opere,
consentono alle aziende costruttrici di presentare loro i progetti, prendersi i
finanziamenti per costruirli e continuare a prendere finanziamenti a vita per la
manutenzione. Dell’utilità dell’opera e dei rischi, ambientali e infrastrutturali,
ovviamente l’azienda se ne preoccupa ben poco, anzi più danni subisce la struttura,
maggiori saranno gli interventi di manutenzione, maggiori gli introiti. A questa si
aggiungono leggi che garantiscono il finanziamento dei lavori in caso di ritardo, fino
alla conclusione dell’opera, istigando le aziende a ritardare per guadagnare più a
lungo, come ha fatto l’Astaldi che ha costruito la stazione via Carracci.
Bologna poi non è affatto nuova a progetti per l’appunto inutili, sui quali
puntualmente spuntano inchieste di pm troppo zelanti (Civis, Peolple Mover, ecc.) e
la stessa Trilogia Navile, perno centrale dell’articolo citato sopra, esempio di un
urbanistica sociale e ragionata, è forse invece l’esempio più azzeccato della
speculazione edilizia e finanziaria a Bologna.
Speculazione edilizia: Bologna è piena di case sfitte, anche di gente senza casa,
ma gli appartamenti della Trilogia non sono case popolari, costano, anche tanto,
anche quelle sovvenzionate dal comune, e molto probabilmente non ci abiteranno
in molti. Ma se anche fosse che venissero occupati tutti e 1000 i nuovi
appartamenti, ce ne rimarrebbero 1000 sparsi per Bologna sfitti e inutilizzati, che si
andranno ad aggiungere ai 10.000 già esistenti. La Trilogia è inutile, sono case per
chi ha già casa!
Speculazione finanziaria: i terreni di costruzione appartengono per il 40% alla
Carisbo (gruppo Intesa San Paolo), e il resto li ha ricevuti in regalo dal comune.
Nel 2012 il governo finanzia 10
milioni di euro per l’area del Mercato
Navile. Indovinate chi era ministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti?
Corrado Passera, A.D. di Intesa San Paolo
prima di diventare ministro. Indovinate chi
finanzia il governo per i finanziamenti?
Intesa San Paolo, che intasca un bel
gruzzolo di denaro pubblico dagli interessi.
Indovinate chi ha avuto l’idea di
costruire un mega centro residenziale eamministrativo nella zona del ex-Mercato ortofrutticolo? Il Laboratorio di Urbanistica
Partecipata?
Come si può vedere la speculazione non è fatta solo di bustarelle, anche se quelle
comunque non mancano, come i 40 milioni di € girati sottobanco tra la CCC e la
giunta Guazzaloca, quando è stata costruita la nuova sede del comune in piazza
Liber Paradisus.
I giornali tutto questo lo chiamano “riqualificazione”, noi preferiamo chiamarla per
quella che è davvero, “speculazione”, ma alla fin dei conti il nome conta poco,
l’importante è riconoscere in questi meccanismi le dinamiche fondamentali di
esclusione sociale, che permettono a banche, governi e grande aziende, di tenerci
in queste condizioni di quasi miseria, mentre loro si ingozzano e sprecano
l’impossibile.
L’urbanistica è un arma essenziale del dominio, lo sapeva bene Napoleone III
che fece sventrare il centro di Parigi per demolire i vicoli dove sorsero le
barricate del 1848, lo sa bene anche la NATO che ha stilato un rapporto su
come adattare le città in modo da poter consentire il più agevole lavoro
dell’esercito, chiamato a sedare le rivolte che nei prossimi anni scoppieranno
sempre più vicine!
Che dietro la riqualificazione della Bolognina ci sia anche questo non è un
mistero, basta vedere l’aumento di polizia e militari nel quartiere, e le
campagne terroristiche portate avanti dai giornali sul degrado e la sicurezza!
Per quanto possano gettare cemento da una parte e fango dall’altra, alla fine
lo spettacolo che va in scena sul teatrino è sempre lo stesso e non c’è più
nemmeno molto da stupirsi. Il potere anche con la maschera della
democrazia, fa sempre e solo gli interessi dei potenti. Forse in una cosa
aveva ragione l’articolo di repubblica: “bisogna avere il coraggio di iniziare a
demolire”… partendo proprio da quello che stanno costruendo!

Questo quartiere non è un cantiere pt.2

La prima fase della riqualificazione della Bolognina è ormai giunta al termine. I grandi pilastri dai quali partire per trasformare il quartiere, Stazione Alta Velocità, Piazza Liber Paradisus e Trilogia Navile, sono quasi tutti ultimati.
Già da questa estate ha preso il via una seconda fase, quella che andrà a colpire più direttamente gli abitanti del quartiere.
Se finora i lavori hanno cinto dall’esterno il quartiere, costruendo una catena di mostri edilizi che sarà completata dalla costruzione del Campus di Biotecnologie e dal Tecnopolo alla ex-manifattura tabacchi, ora i cantieri invaderanno definitivamente la parte vissuta della Bolognina.
Per adattare il quartiere alla sua nuova funzione di centro amministrativo e finanziario della città, sarà necessario trasformarlo in modo da attrarre manager, banchieri e classe dirigente.
Ciò vuol dire interventi sulla viabilità, ristrutturare ed ammodernare le abitazioni e , soprattutto, stravolgere e aumentare l’attrattività economica del quartiere, con la costruzione di centri commerciali, nuovi servizi e nuove infrastrutture.
Ciò vuole dire che ci aspetta un immediato futuro da vivere in trappola tra le recinzioni dei cantieri, il rumore dei camion e l’inquinamento che ne consegue. Emblematica la costruzione della rotonda in via Fioravanti, che senza alcuna remora ha bloccato uno degli incroci fondamentali del quartiere, unicamente per permettere un accesso comodo e facilitato al nuovo quartiere della Trilogia Navile.
Qualcuno potrà pensare di subire volentieri i disagi creati dai lavori, l’aumento delle polveri sottili nell’aria, il rischio di crollo per i palazzi nei pressi dei cantieri, se il risultato sarà quello di vivere in un quartiere confortevole e moderno, dove la tecnologia e l’organizzazione dei servizi risolve ogni problema, ma a noi sembra ovvio che i progetti in costruzione non sono per noi.
Con gli affitti che aumentano e appartamenti ultra-tecnologici in costruzione, con le attività commerciali che si trasformano in servizi di lusso, le botteghe in negozi di marca, i bar di quartiere in lounge bar, le osterie in bistrot, ecc., per chi da sempre abita in questo quartiere, per gli operai, i migranti, i pensionati e gli studenti di basso rango, non resta che la porta di uscita, verso periferie anguste e ancora più lontane dal centro.
La prima fase di questo processo di riqualificazione purtroppo non ha brillato in quanto opposizione ai progetti di cementificazione e riqualificazione, complice un’ancora ingenua fiducia nelle istituzioni che ha concesso all’amministrazione di aggirarci con i laboratori di urbanistica partecipata: le modifiche di facciata sono state pur accettate, ma quei mostri sono tutti attorno al quartiere, e ben presto rovesceranno tutte le loro nocività verso l’interno.
Con i lavori che ci arriveranno sotto il balcone di casa urge quindi una risposta concreta, dal basso e senza appoggi con l’istituzione, che storicamente sta sempre dalla parte del più ricco.
Non facciamoci imprigionare in un enorme cantiere per essere sbattuti fuori a lavori ultimati.
Se ci tolgono anche la casa e il territorio ci hanno tolto tutto.
Riprendiamoci gli spazi collettivi, le case, le strade e impariamo a gestirli e ad organizzarli partendo da noi stessi, in maniere diretta e orizzontale.

gentrification2
DOMENICA 8 SETTEMBRE dalle 17
IN PIAZZA DELL’UNITÀ
GIORNATA DI CONTRO-INFORMAZIONE
(con banchetti, mostre, proiezioni e documenti)
Per info: resistereallametropoli@autistici.org