RETATE IN QUARTIERE

Negli ultimi mesi è in corso un’operazione congiunta dei carabineiri e della polizia del quartiere Navile, impegnati nella persecuzione di spacciatori medio-piccoli che smerciano droghe per le strade del quartiere.

Dopo le retate di dicembre, solo nei primi dieci giorni di gennaio i blitz sono stati 2, uno su via Bolognese che ha portato a 2 arresti di spacciatori di marijuana e un altro all’ex manifattura tabacchi, posto storicamente lasciato all’abbandono e ritrovo informale di senza tetto e gente di ventura.

Quest’operazione, che va ormai avanti da mesi, ha portato ad un aumento esponenziale di polizia presente nel quartiere, con il relativo aumento di posti di blocco, fermi, controlli ecc., il tutto supportato dalla propaganda dei giornali e del comune che esaltano il lavoro delle forze dell’ordine per rendere sicuro uno dei quartieri, a detta loro, più pericolosi di Bologna.

D’altronde si sa, il quartiere va ripulito, reso agibile per i futuri fruitori della stazione Alta Velocità e della Trilogia Navile, gente di classe che merita di vivere in un quartiere tranquillo.

Eppure noi sicuri non ci sentiamo affatto, anzi.

Tutto questo teatrino militare ci suona proprio come una minaccia, minaccia indirizzata verso tutta la popolazione mene abbiente in primis, e, in un’ultima analisi, contro tutte le persone del quartiere.

Con il peggioramento delle condizioni di vita stanno aumentantando i taccheggi per fame nei supermercati e le occupazioni di spazi abitativi, molti sfuggono da paesi in miseria e si rifugiano irregolarmente negli ultimi stati dove c’è rimasta una parvenza di benessere, insomma si fanno sempre più necessari espedienti che fuoriescono dal legale per potersi garantire la sussistenza.

Una risposta dello Stato che si concretizza in questo dispiegamento di forze in uno dei quartieri più popolari di Bologna, non può che essere letto come un atto di guerra contro la popolazione.

E l’attacco colpisce anche chi ingenuamente pensa di elevarsi dalla plebaglia pezzente, solo perchè ha un lavoro che gli consente di campare onestamente.

Se da un lato costituisce già di per se una sconfitta per tutti noi farsi la guerra tra sfruttati, aizzati come cani da giornali come il Resto del Carlino o Repubblica, perchè uno ha rubato un pezzo di pane, piuttosto di coalizzarci contro i veri responsabili di questo sciacallaggio sociale, il punto fondamentale su cui fa leva la minaccia della sicurezza, sta proprio in come, attraverso la persecuzione di furtarelli e spacciatori, si realizza il ricatto del lavoro.

Con le condizioni lavorative in continuo peggioramento, la precarietà sempre più totale del posto di lavoro e la disoccupazione che galoppa, lo spauracchio della miseria costringe migliaia di persone ad ingoiare ingiustizie sempre maggiori per tenersi ben stretto il luogo di lavoro. La minaccia si concretizza proprio nella persecuzione dei ladri di galline.

Il discorso si fa più crudele per chi non ha un permesso di soggiorno. Per loro oltre il carcere, si aprono le porte del CIE, quando non vanno più bene al padrone che li sfrutta in nero o al palazzinaro che li stipa in alloggi fatiscenti per centinaia di euro.

Non a caso gli immigrati sono continuamente fermati per strada dalla polizia, anche a piedi, anche solo per controllare i documenti.

In poche parole queste operazioni di polizia lanciano un messaggio ben chiaro a tutta la popolazione: o ti pieghi allo sfruttamento sempre più selvaggio del lavoro o finisci in galera! O accetti le vessazioni del padrone, i turni più lunghi, gli stipendi decurtati, straordinari gratuiti, soppressioni dei diritti conquistati in 50 anni di lotta sindacale o finisci in galera!

Minaccia accompagnata sempre più spesso dalla messa in pratica di repressione di piazza e dagli arresti di dissidenti o di semplici operai incazzati, che scelgono di scendere in strada a gridare la propria rabbia.

Se non ti lasci sfruttare finirai in galera! Se ti ribelli, ovviamente, finirai in galera.

Praticamente l’unica sicurezza che ci spetta a lasciare le forze dell’ordine libere di girare in quartiere è che le nostre vite andranno incontro ad un futuro sempre più in miseria!

 

Aspettando che un giorno il quartiere abbia la forza collettiva di cacciarli fuori, insieme ai potenti che proteggono, un buon inizio potrebbe essere evitare di chiamarli.