BASTA SFRATTI, LA CASA SI DIFENDE!

I dati dell’emergenza abitativa degli ultimi anni parlano chiaro: 13.200 esecuzioni di sfratto richiesti nello scorso anno in regione e 900 in previsione solo nel comune di Bologna per il prossimo anno; un aumento del 42% che rende evidente come la questione degli sfratti sia un problema sempre più diffuso.
Lo scenario in cui si materializzano questi numeri è quello di una città che ribolle di spazi vuoti, come le 8000 case sfitte o i tanti edifici abbandonati sparsi in tutti i quartieri, parte dei quali di proprietà, come quelli delle poste, delle ferrovie, dell’inps e tanti altri.
La riqualificazione urbana e la scusa della crisi economica, fanno aumentare sempre di più gli affitti, soprattutto in Bolognina, dove la costruzione di nuove infrastrutture, come la Stazione Alta Velocità, la nuova sede del Comune, la Trilogia Navile, ecc., fanno aumentare non solo il valore immobiliare, ma il prezzo complessivo della vita in quartiere. Quello che vogliono è un quartiere senza alcun tessuto sociale, un polo amministrativo fatto di anonime esistenze, dove non c’è spazio per migranti, poveri, giovani ribelli, anarchici, chiunque si viva la strada come luogo di reale aggregazione e socialità
Con le migliaia di persone costrette a vivere per le strade e con altrettante sul baratro dell’imminente sfratto, non si può lasciare in pace chi, attraverso l’imposizione della proprietà immobiliare e del potere che ne deriva, continua a fare affari speculando sulla nostra pelle e devastando il quartiere.
La storia recente di Bologna parla chiaro: sgomberi e sfratti anche violenti, come quelli che abbiamo subito in via di Saliceto e in via Spada, piani urbanistici che prevedono solo la costruzione di appartamenti classe A, da 6.000€ al metro quadro, che in pochi si possono permettere. É evidente come non sia assolutamente dal comune o dalla prefettura che arriverà quel sostegno che permetterebbe a tutti quanti di avere un tetto sopra la testa.
Nessuno ci regala niente. Quello che realmente può mettere alle strette palazzinari, banchieri e imprenditori del cemento, e può darci ciò che vogliamo è l’autorganizzazione, una rete di persone che in prima persona si autogestiscono la lotta e la vita collettiva in quartiere, un qualcosa che permette, tra le altre cose, di non essere soli quando l’ufficiale giudiziario si presenta alla porta per cacciarci di casa.
Se tutte le mattine diverse famiglie vengono gettate in strade, è anche perché questa società ci sta rendendo soggetti isolati che non riescono a stringere quei rapporti sociali di complicità e reale condivisione; è anche grazie a questo che tutti gli abusi da parte di stato, polizia e ufficiali giudiziari, si susseguono imperterriti.
Oggi come nel passato le forme di resistenza si sono create, allargate, sostenute; è ora di dare un seguito a tutto ciò, una resistenza diffusa ovunque, che crei una rete tale per cui l’oppressione si sgretoli piano piano,
fino alla cacciata dal quartiere di chi vorrebbe fare i propri affari sulla nostra pelle.
LA BOLOGNINA È DI CHI CI VIVE!