FERMARE OVUNQUE IL TAV

La devastazione del Tav si concretizza a Bologna nella costruzione della nuova Stazione di via Carracci. Il cantiere ha già causato negli anni lo sfollamento di diverse famiglie residenti in via Carracci, la chiusura di una scuola per inagibilità infrastrutturale, grossi crateri nelle aree del cantiere che testimoniano l’elevata fragilità della zona, e un incremento spropositato di polvere sottili nell’aria.
L’impatto sul territorio, però, va ben oltre i danni causati dal cantiere ai palazzi e alle strade della zona limitrofa, ma investe su tutti i piani della quotidianità l’intero quartiere alle sue spalle: la Bolognina.
La stazione è infatti il perno centrale del progetto di riqualificazione del quartiere, finalizzato a trasformare lo storico quartiere partigiano nel centro amministrativo della città, dove sorgeranno i fortini di quei burocrati e uomini di finanza che ogni giorno mettono sotto i piedi la libertà per la quale sono morti gli antifascisti della resistenza.
Il quartiere è già invaso da cantieri in ogni dove, che ci stanno privando di spazi importanti e spesso dell’agibilità di spostarsi liberamente nelle nostre strade.
Ma i danni maggiori che subirà il quartiere sono rappresentati dagli interessi sociali ed economici che stanno dietro questo progetto di riqualificazione.
L’alta velocità si sta confermando a livello nazionale, uno dei settori principali su cui investire, anche a costo di schiacciare sotto una marea di manganelli e lacrimogeni intere comunità.
Il blocco di potere che devasta in Val Susa è lo stesso che regna a Bologna: PD e Intesa San Paolo (a Bologna sotto le vesti di Carisbo). Anche le imprese che si dividono gli appalti ritornano continuamente: Impregilo, CMC, Astolm,CCC. Tutte spesso presenti sul territorio bolognese, e strettamente collegate con il PD (Bersani ad esempio era il
presidente della CMC)!
Un blocco economico ben definito che ha trovato nel sistema dei finanziamenti pubblici delle grandi opere il modo perfetto per arricchirsi!
L’affare va infatti ben oltre la sola TAV. Basti notare appunto a Bologna gli spiragli che la stazione apre ai grandi affari economici: dalla speculazione edilizia a favore delle solite cooperative del cemento, come quelle citate prime, alla possibilità di richiamare capitali
economici e forza lavoro in una città che gode di una posizione centrale nel sistema ferroviario italiano ed europeo, all’oppotunità di essere la seconda vetrina per ordine di importanza sul palcoscenico mondiale dell’Expo 2015.
Un sistema perfetto di accumulazione di denaro, che, come sta avvenendo in Val Susa e in molte zone di Italia, necessita di territori e popolazioni da sacrificare.
A Bologna il sacrificio toccherà scontarlo alla popolazione della Bolognina, che verrà progressivamente cacciata dal proprio quartiere, per far spazio a colletti bianchi e suv luccicanti.
L’epurazione dei poveri è già in atto: la polizia ha iniziato una pesante campagna di persecuzione degli immigrati che frequentemente porta ad arresti per spaccio o irregolarità dei documenti, le case popolari sono in vendita, gli affitti dei palazzi ristrutturati sono triplicati e gli esercizi commerciali cominciano pesantemente ad imborghesirsi.
In questo periodo di campagna elettorale, mentre tutti i politici imboccano le speranze della gente con false promesse, emerge ancora più forte il valore che trasmettono le lotte popolari come quella valsusina. Intanto perchè la questione della TAV ha dimostrato la totale parzialità delle istituzioni, che fanno solo e unicamente gli interessi di chi ha i soldi.
Inoltre, per chiunque ne abbia avuto esperienza, la resistenza No Tav è la prova tangibile di un modo differente di organizzarsi tra individui, che non si riduce ad una passiva accettazione delle decisioni imposte dall’alto, e va oltre l’inutile starnazzo di lamentele in piazza.
Nessuna istituzione o partito decide per gli altri, nessun organo agisce per gli altri e li costringe all’immobilismo.
Nella lotta si impara a ragionare insieme sul da farsi, a prendere decisioni e responsabilità collettive, a passare all’azione e mettersi in gioco in prima persona, anche se la situazione richiede di travalicare i limiti del legalmente consentito. Si impara a guardarsi in faccia e a riconoscere i compagni, i fratelli, a condividere gioie e dolori, a farsi forza a vicenda. Esperienze quasi del tutto sparite dalle strade di questa città.
E così come in Val Susa, ovunque queste forme di lotta stanno dimostrando la loro efficacia nel combattere la devastazione sia ambientale che sociale di questa era.
Riteniamo per questo necessario che anche qui in quartiere si sviluppi una lotta concreta e popolare, che partendo dal contrastare le devastazioni del TAV, punti ad abbattere tutto l’apparato amministrativo e finanziario che ci sta costringendo, giorno dopo giorno, alla miseria .

NO TAV NE’ A BOLOGNA NE’ OVUNQUE
COMPLICITÀ CON TUTTI GLI IMPUTATI
FUOCO ALLE RUSPE DEL POTERE
SPAZIO ALLE PIETRE DELLA RIVOLTA